Il Vangelo di Domenica 4 settembre 2011, XXIII Domenica del T. O. ( Dal Vangelo secondo Matteo; 18,15-20).
PROF.ANTONIO LUISI, DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO “VIRGILIO” E DIACONO PERMANENTE PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO.
“Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»”.
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IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI.
Il vangelo di questa domenica ci propone un vero e proprio progetto educativo. La chiesa è la comunità di quei fratelli e di quelle sorelle che si riuniscono nel nome di Gesù, è la luce che illumina tutti gli uomini.
E’ una chiesa fatta di uomini santi e peccatori, al suo interno ci sono quindi dei limiti, possono scoppiare degli scandali, ma c’è anche una ricchezza straordinaria, la presenza di Gesù risorto che la guida e la sostiene. Essa quindi non può mai perdere la sua identità perché è chiamata a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù che è misericordia e amore. Per questo se un fratello sbaglia non può essere emarginato, ma deve essere recuperato ricorrendo alla correzione fraterna. Questa pratica, che ha origine dalla nostra reciproca responsabilità, ha delle regole precise e Gesù le elenca: l’ammonizione da solo a solo, l’appello ad altri fratelli e infine il ricorso alla decisione della comunità.
Si tratta sempre di una procedura dettata dall’amore e dalla misericordia che richiede umiltà e grande sensibilità. Lo scopo ultimo infatti, non è quello del giudicare o del condannare, ma quello di salvare;mai deve trasformarsi in pettegolezzo e sfoggio di ipocrisia. La correzione fraterna diviene un obbligo in particolare per coloro, come i pastori, che sono chiamati a guidare una comunità. Nei momenti di crisi e sbandamento, non possono assumere atteggiamenti pilateschi, ma sono chiamati a riprendere e correggere con saggezza e tatto, le persone a loro affidate.
La bellezza della nostra vita noi la scopriamo soprattutto quando facciamo esperienza dell’amore e della misericordia di Gesù. Alla luce del vangelo di questa domenica facciamo questo dono ai nostri fratelli.