XVIII Domenica del T. O. (Lc 12,13-21 )
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Il commento del Prof. Antonio Luisi:
La vera ricchezza
Nel Vangelo di questa domenica incontriamo un uomo che chiede a Gesù di aiutarlo nella divisione dell’eredità. Questa sua pretesa, pur comprensibile, viene respinta da Gesù non perché essa sia ingiusta, ma perché in questa persona la preoccupazione per i beni terreni prevale su tutto, rendendola insensibile alle realtà spirituali. Questa situazione è molto frequente. Tanti uomini considerano il rapporto con Dio solo un accessorio della loro vita, mettendo al primo posto gli affari, il guadagno, il cibo e il divertimento. L’insegnamento di Gesù è molto chiaro: i beni materiali non rendono affatto sicura la vita, la sicurezza si trova solo in Dio, solo le “ricchezze spirituali” rendono sicura l’esistenza. La morte è il tagliando infallibile dell’autentico e del falso: solo chi punta sulla “carta” di Dio, vince la partita, solo chi raccoglie nei granai di Dio, possiede quelle scorte essenziali per assicurarsi una vita felice per l’eternità.