PROF.ANTONIO LUISI, DOCENETE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO CLASSICO “VIRGILIO” E DIACONO PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO (nella foto).
IV Domenica del tempo ordinario (Lc 4,21-30)
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
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IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI:
Il dono di Dio e le nostre aspettative
Gesù è il segno vivente e concreto della realizzazione delle promesse di Dio, ma la risposta dei suoi compaesani è il rifiuto, perché in Lui vedono solo il figlio del falegname e di una donna Maria, che non ha niente di speciale. Ci pare impossibile, ma succede proprio così , specialmente quando il Cristo atteso non risponde alle nostre aspettative; succede così quando non vogliamo accettare che possiamo incontrare Dio attraverso persone che hanno le mani consumate dalla fatica come noi e che hanno gli stessi problemi che abbiamo noi. Facciamo fatica ad accettarlo perché tante volte non cerchiamo sinceramente Dio ma un miracolo per ottenere benefici esclusivamente materiali. Il racconto di Luca deve convertirci affinché le nostre comunità cristiane non diventino come quella di Nazareth, prigioniera di una miopia spirituale e del pregiudizio. Il mondo è pieno di miracoli eppure non bastano mai perché non fanno credere, ma per chi crede i miracoli non sono indispensabili. Impariamo a stupirci del bene che certamente non manca intorno a noi, riprendiamo a guardare con occhi nuovi e a valorizzare i doni che il Signore ogni giorno ci offre e scopriremo il segreto della vera gioia.