Prof. Antonio Luisi, Docente di religione cattolica al Liceo classico “Virgilio” e Diacono presso la Parrocchia “S. Maria delle Grazie” di Mercato S. Severino
XVII Domenica del T. O. (Lc 11,1-13)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Il Commento del Prof. Antonio Luisi:
Chiedete e vi sarà dato.
Il vangelo di questa domenica è incentrato sulla risposta di Gesù alla domanda dei discepoli: “ Signore insegnaci a pregare”. Pregare non è facile, ma Gesù ci insegna una preghiera basata su cinque domande che racchiudono un’abbondanza di ricchezze che trasformano la vita intera e la mettono in rapporto a Dio che è il Padre di tutti noi. Una buona preghiera secondo Gesù ha due qualità importanti: la perseveranza e la fiducia. L’applicazione della parabola è chiara: chi prega non deve mai stancarsi. Il dover aspettare diventa per l’uomo addirittura una grazia perché in questo modo l’uomo può approfondire il suo rapporto vitale con Dio. La fiducia ci porta a comprendere che nessuna preghiera rimane inascoltata o cade nel vuoto. Spesso invece delle cose meramente terrene riceviamo un dono ancora più grande: lo Spirito di Dio. Cerchiamo di essere perseveranti nella preghiera perché come Gesù ci ha insegnato, la posta in gioco è grande: Dio stesso.