XXXIV Domenica del T. O. Solennità di Cristo Re (Lc 23,35-43)
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Il commento del Prof. Antonio Luisi:
Re nel donarsi
L’ultima domenica dell’anno liturgico è dedicata alla festa della regalità di Cristo, ma in che cosa consiste questa regalità? La storia dimostra che siamo di fronte a un grande equivoco: l’uomo crede di essere potente nella misura in cui riesce a salvare qualcosa di sé o per sé, ma la regalità scelta da Gesù rivela il vero volto di un Dio che ama l’umanità sua sposa, donando tutto se stesso. La fede in Cristo è accogliere la sua proposta: prendere o lasciare. Il buon ladrone coglie a volo l’occasione della sua vita, la persona più lontana da Dio diviene così quella che riconosce la nuova regalità. Coloro che avrebbero dovuto capire, scribi, farisei e sacerdoti, non la riconoscono anzi la combattono. L’odio è stato lanciato contro la croce, ma da essa sono venute solo parole d’amore e di perdono. Se si sceglie la regalità di questo mondo, basata sulla logica dell’egoismo e del “pensa a te stesso”, abbiamo già perso la nostra vita. Che il Signore illumini ogni uomo affinché accolga la regalità di Cristo Re per avere in dono la vita eterna.