PROF.ANTONIO LUISI, DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO CLASSICO “VIRGILIO” E DIACONO PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO.
XXV Domenica del Tempo Ordinario. Dal Vangelo secondo Marco: 9,30 – 37:
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
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IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI:
La strategia per conseguire il “primato” nel Regno dei cieli
Secondo annuncio della passione in modo più deciso da parte di Gesù: la sua vita è una salita al Calvario, dove lo attende l’umiliazione e la morte in croce. Sullo sfondo di questi eventi tuttavia già emerge la luce della resurrezione ma tra i discepoli dilaga l’incomprensione. All’imminente annuncio della morte di Gesù essi contrappongono i loro sogni di grandezza, pensavano infatti ad un trionfo politico, ad un futuro governo con determinate posizioni di potere. Gesù dona loro una stupenda lezione: il più grande nel regno di Dio, è l’ultimo nel regno degli uomini, è il servo, il disprezzato. Questo non significa che nella comunità cristiana non debba esserci un “primo”, ma Gesù vuol farci capire che nella sua comunità il primo posto è quello dell’umiltà e del servizio che si offre ai deboli , ai poveri e miserabili. La piccolezza, la semplicità, la disponibilità fiduciosa, l’abbandono senza calcoli, doppiezze e interesse: ecco spiegato il simbolo del bambino che Gesù pone al centro e accoglie. Viviamo e operiamo nella chiesa con questo spirito e con questi atteggiamenti perché essa non diventi un duplicato della società che ci sforziamo di chiamare “civile”.