IL VANGELO DI DOMENICA 18/3/2012, IV DI QUARESIMA: FIGLI NEL FIGLIO. IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI.

PROF.ANTONIO LUISI, DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO CLASSICO “VIRGILIO” E DIACONO PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO.

 
 
 
IV DOMENICA DI QUARESIMA  (Dal Vangelo secondo Giovanni: 2, 14 – 21)
“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque, infatti, fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece, chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.
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IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI:
 
Figli nel Figlio
Il vangelo di questa IV domenica di Quaresima ci svela il progetto di Dio su ciascuno di noi; un progetto che passa attraverso la morte in croce di Gesù e che ci consente di sperimentare l’amore di Dio, la sua misericordia e la sua salvezza. Gesù non è venuto in mezzo a noi per giudicare, per rinfacciarci il nostro peccato, ma è venuto per salvarci, è venuto a  portarci la vita eterna, la vita di Dio che è eterno. La fede in Lui ci fa toccare con mano una nuova realtà: siamo figli nel Figlio. Davanti  alla croce siamo inevitabilmente chiamati a compiere una scelta, una scelta di fede convinti che credere non significa solo aderire ad una verità, ma aderire ad una persona, Cristo. Secondo l’evangelista Giovanni il futuro che ci attende è già iniziato e ne sentiamo gli effetti positivi quando ci lasciamo umilmente plasmare dalla grazia e dall’amore di Dio. La liturgia della Parola diviene così un appello alla conversione soprattutto se il male nella nostra vita non deriva da momenti di debolezza, ma costituisce invece una presenza costante nelle nostre azioni. Dio ci ha rinnovati e trasformati mediante la morte e resurrezione di Cristo, a noi il compito di cogliere a volo questo dono stupendo del Padre per essere veramente figli nel Figlio.

Antonio De Pascale

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