IL VANGELO DI DOMENICA 16/2/2014: LA RADICE E' IL CUORE. IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI.

 PROF.ANTONIO LUISI, DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO CLASSICO “VIRGILIO” E DIACONO PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO.
 
 
VI Domenica del T. O.  (Mt 5, 20-22a.27-28.33-34a.37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

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IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI:

La radice è il cuore.

 Il Vangelo di questa domenica ci proponeun Gesù che non è venuto a cambiare la morale, perché Dio non può avere ripensamenti. L’interpretazione incentrata soprattutto sulle esigenze del cuore e sulla persona che Gesù dava alla legge, era, però, diversa da quella dei rabbini del suo tempo. Siamo di fronte ad un balzo in avanti che non si pone in contrapposizione all’Antico Testamento, ma lo porta a compimento, per cui chi vuole entrare nel Regno di Dio, non può ignorare  questa novità che il Maestro propone. I comandamenti  hanno delle esigenze che devono arrivare al cuore,  luogo dove il peccato va bloccato alla radice, perché solo da un cuore puro possono nascere buone azioni.  Un cuore puro ci salverà dal pericolo di togliere vita al fratello, anche attraverso le parole, renderà inutile il ricorso al giuramento, perché  agiremo sempre nella verità, non banalizzerà, infine, la sessualità, facendo vacillare  anche le convinzioni più solide e far passare come normale, apprezzabile e moderno, ciò che è solo un palliativo o un surrogato dell’amore.

Antonio De Pascale

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