Il Vangelo di domenica 10/11/2019. Il commento del Prof. Antonio Luisi

XXXII domenica del T. O. (Lc 20,27-38)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Il commento del Prof. Antonio Luisi:

Il Dio di Gesù è il Dio dei viventi

La morte è il grande problema dell’uomo e il vangelo di questa domenica ci offre la soluzione: Gesù è la luce che illumina le tenebre della ragione umana con l’evento della Pasqua.  I sadducei, funzionari del sacro,  finalizzavano la pratica religiosa al conseguimento dei favori di Dio: salute, ricchezza e prosperità. Non credevano perciò nell’altra vita perché il paradiso lo avevano già ottenuto su questa terra. Vogliono perciò  ridicolizzare Gesù proponendogli il caso di una donna che  nella vita eterna  risulterà moglie di sette uomini. La risposta di Gesù mette in evidenza che la logica dei sadducei sarebbe ineccepibile se non si fondasse sull’errore di considerare la vita futura un semplice prolungamento di quella presente.  In realtà la vita che ci attende non sarà un semplice risveglio dal sepolcro per riprendere la vita precedente, ma ingresso in una nuova vita, completa, definitiva. La risposta di Gesù allontana dai nostri pensieri l’idea assurda di un Dio che ama i suoi amici, in primis i patriarchi, per poi abbandonarli nel buio e nella polvere di una tomba. Non è così, perché il Dio di Gesù ci comunica   la sua stessa vita, che vince definitivamente la morte, donando a tutti  la possibilità di vivere, già ora una vita veramente umana, di incontrarsi con gli altri, di riconciliarsi e di vivere nella comunione.

Antonio Luisi

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