IL VANGELO DEL 23/12/2012: IV DOMENICA DELL'AVVENTO. IL VANGELO DEL 25/12/2012: NATALE. IL COMMENTO DEL PROF.LUISI.

PROF.ANTONIO LUISI, DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO CLASSICO “VIRGILIO” E DIACONO PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO.
 
 
IV Domenica di Avvento ( Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
 
IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI:
E’ il tempo dell’amore vero
Al  centro del Vangelo di questa domenica c’è il racconto dell’incontro di due donne destinatarie di promesse divine e che divengono luogo della presenza e della manifestazione di Dio. La gioia che respiriamo in questi giorni che precedono il Natale trova la sua sorgente in questa visita di Maria alla parente Elisabetta . E’ una gioia che scaturisce dalla bellezza della carità, dal dinamismo d’amore che il Signore suscita nel nostro cuore quando ascoltiamo ed accogliamo la sua parola. La fretta di Maria ci fa capire che questo è il tempo di aprirci a questo amore per poi donarlo agli altri, è il tempo della generosità e della rinuncia a tante cose inutili che rischiano di relegare in un angolo Gesù che viene tra noi. Cerchiamo allora di essere sempre disponibili, a volte basta poco, un sorriso donato oppure un gesto di tolleranza ed accoglienza verso chi è solo e fragile. Impariamo da Maria a donare la gioia che Dio infonde nei nostri cuori.
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IL VANGELO DEL 25/12/2012: NATALE
Natale del Signore ( Lc 2, 1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
IL COMMENTO DEL PROF.ANTONIO LUISI
La vera gioia
Spesso gli uomini trascurano la ricerca di quanto è vero ed essenziale nella vita per inseguire purtroppo ciò che passa e non resta. Si rischia di essere persone che stanno per annegare e che si ostinano ad aggrapparsi al primo oggetto capitato nelle loro mani, qualunque esso sia , anche se privo di utilità. E’ opportuno chiedersi  se abbiamo ben compreso la vera gioia del Natale, distratti  come siamo da pacchetti dono, lustrini e cianfrusaglie varie. La gioia vera del Natale non consiste nelle cose che possediamo, ma nella certezza che non siamo il risultato di una grande lotteria cosmica che ci ha catapultati in un guazzabuglio senza senso. E’ vero, invece, che siamo parte di un grande progetto d’amore, perché siamo figli di un Dio che si prende cura di noi, di un Dio che si  è posto sulla strada di ciascuno di noi per fare il cammino insieme, per condividere le nostre paure e le nostre speranze. Il Natale è il realizzarsi di una possibilità che poteva sembrare pazzesca: “ Dio si è fatto come  noi per farci diventare come Lui !” Sia effettivamente  questa la roccia alla quale aggrapparci, sia questa la nostra speranza, non soffochiamola sotto una montagna di chincaglieria inutile, perché Dio ci ha posto tra le mani un dono che resterà per sempre e che nessuno potrà  portarci via. Questo il mio augurio per tutti voi.

Antonio De Pascale

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