Ritorno in città dalla Colombia, l’odissea del prof. Peppe Esposito

Lunedì 8 giugno 2020

Coronavirus e ritorno a Mercato S. Severino dalla Colombia: il professore Giuseppe – Peppe – Esposito, sanseverinese, ha dovuto affrontare diversi ostacoli. Riportiamo la sua testimonianza.

Prof. Peppe Esposito

MERCATO S. SEVERINO. Erano andati in Colombia per un periodo più  o meno breve di permanenza, ma non sono residenti stabili nel Paese sudamericano. Turismo, viaggio per adottare bambini, contratto a termine, ragioni burocratiche ecc. , sono tante le ragioni, ma una cosa era certa: pensavano di rientrare in Italia entro la prima metà del 2020 e i soldi bastavano appena, per certuni, per una ventina di giorni. Ma poi è scoppiato il COVID 19 e a fine marzo improvvisamente la Colombia ha chiuso le frontiere e annullato tutti i voli di linea fino al 30 maggio 2020 in un primo momento, poi fino al 31 agosto 2020 o chissà oltre, con conseguente stretta quarantena domiciliaria. Per molti, specie giovani, i soldi sono finiti da tempo, non tutti hanno chi dall’Italia invii loro del denaro per sopravvivere nel Paese straniero, sono alla frutta, gli amici colombiani li aiutano come possono, si fanno collette di soldi tra gli altri italiani. E così, in queste condizioni hanno ascoltato a metà maggio le incredibili uscite del Ministro degli Esteri Di Maio, che dichiarava che non si sarebbe impegnato per italiani che da anni (?!) lavorano, guadagnano e risiedono all’estero, vi pagano le tasse e ora pretendono pure di venire aiutati dal Governo italiano a rientrare in Italia. Ciò ha prodotto sconcerto e rabbia tra gli italiani bloccati all’estero: il Ministro Di Maio confonde incredibilmente i residenti stabili all’estero con gli italiani che vi ci sono trovati momentaneamente, che vedono come invece gli altri governi europei aiutano i loro cittadini, mentre l’Italia stenta, non ne ha voglia e lancia  accuse, tramite il  Ministro Di Maio, ai suoi cittadini di voler tornare in Italia dopo aver fatto la bella vita all’estero! Anche io sono stato fino a tre giorni fa, uno degli italiani bloccati in Colombia, fino a quando mi hanno comunicato dalla nostra ambasciata che avevano segnalato il mio nome per uno dei voli autorizzati verso l’Italia. Parlo adesso della situazione cui ho assistito in Colombia in tali frangenti. Di come poco alla volta ci si sentiva abbandonati dal nostro Ministero degli Esteri, contrariamente agli altri governi europei che si sono interessati dei loro cittadini, organizzando con le compagnie aeree nazionali e no dei voli speciali autorizzati dal governo colombiano per il rientro in patria. L’Italia si è mossa tardi e male, conosco di situazioni disperate di italiani bloccati in Colombia, per molti sono finiti quei pochi soldi previsti per una breve permanenza, sono stati cancellati i voli di ritorno di cui avevano già pagato il biglietto,  non riescono a pagare quei posti che sono messi a disposizione per il rimpatrio, perché costano troppo. Eppure l’Unione Europea ha stanziato dei fondi speciali per mitigare il costo del biglietto di rientro, per cui ad esempio, i cittadini tedeschi o belgi, francesi ecc., pagano solo un quarto del biglietto richiesto, che mediamente costa attorno ai 900 euro fino ai 1400 euro, mentre gli italiani devono pagare tutta la cifra, perché il nostro Ministero degli Esteri ha deciso incredibilmente di non usare i citati fondi europei. Noi italiani bloccati ci siamo sentiti traditi e offesi. Un ringraziamento va alla nostra ambasciata a Bogotà e ai suoi funzionari, che fanno quello che possono, tengono i contatti con gli italiani che inviano i loro dati e li avvertono di eventuali voli verso l’Europa e poi li accompagnano e aiutano nell’aeroporto colombiano in occasione di qualche volo autorizzato; sono testimone della cortesia e premura della nostra ambasciata, dal console, ai funzionari fino ai Carabinieri di servizio che hanno avuto il permesso dalle autorità colombiane di essere presenti in divisa nell’aeroporto di Bogotà.  

Giuseppe Esposito

Antonio De Pascale

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