Addio a “Zio Italo” Gentile, il corniciaio che amava l’arte. La sua bottega un cenacolo di intellettuali

Mercoledì 10 giugno 2020

Antonio De Pascale

MERCATO S. SEVERINO. Addio al corniciaio “gentile”. Di nome e di fatto. Mercato S. Severino piange la morte di Italo Gentile, 87 anni, per tutti “zio Italo” o “Italuccio”, corniciaio sui generis, comunista, la cui storica bottega – definita scherzosamente da alcuni come “bottega oscura” per ricordare l’indirizzo della storica sede romana del vecchio Partito Comunista -, ubicata all’angolo tra via Vanvitelli e piazza Cesare Battisti, fungeva anche da circolo politico-culturale, nella quale si incontravano docenti, intellettuali, medici, filosofi, pittori, storici, avvocati, fotografi, politici di ogni estrazione, che discutevano di tutto.

Tra i più assidui frequentatori della sua bottega, alcuni dei quali deceduti negli ultimi anni, c’erano gli artisti Pietro Lista, Antonio Pesce, Mario Carotenuto, Ugo Marano, Lorenzo Spirito, Salvatore e Vincenzo Liguori, Giovanni Cavaliere, Antonio Aversa, Franco Pironti, Sandro Esposito, i docenti Rino Mele, Peppe Esposito, Massimo Del Regno, Salvatore Marrazzo, poi Gino Noia, ex direttore della biblioteca provinciale, il medico Rocco Basile, l’avvocato Tonino Di Palma, e poi ancora Alfonso Del Regno, generale di divisione dell’esercito, il fotografo Gerardo Grimaldi, gli imprenditori Peppe Maiellaro e Michele Negri.

“Zio Italo” se ne è andato ieri per un arresto cardiaco, lasciando nel dolore non solo la moglie, Maria Coppola, le figlie, Fiorentina e Giovanna, la sorella, Irene, il genero Maurizio Reina, il cognato Raffaele Coppola, ma anche tantissimi sanseverinesi, che amavano quell’artigiano dal cuore d’oro. I funerali hanno avuto luogo stamattina, nella chiesa San Giovanni in Parco.

“Italuccio” da bambino aveva sofferto la dittatura fascista e per questo, ma non solo per questo, da giovane scelse di essere comunista. Dal punto di vista professionale, era un abilissimo artigiano, nato come falegname e poi specializzatosi come corniciaio. Durante i suoi 50 anni circa di lavoro, ha “incorniciato” i momenti più belli di molte famiglie sanseverinesi: le foto di battesimi, cresime, matrimoni, e poi le pergamene di diplomi e lauree. Era generoso e applicava sconti spesso esagerati ai suoi clienti.

“La sua bottega – ricorda il dottore Rocco Basile, direttore sanitario del locale distretto sanitario – è stata un circolo amicale, in cui si affrontavano spesso argomenti importanti ma, al tempo stesso, è stato anche un punto di ritrovo goliardico. Lì discutevamo di politica locale o nazionale, di filosofia, di pittura, di fotografia, di storia locale, di sport, di religione. Talvolta, alcuni amici lo punzecchiavano sul suo anti-berlusconismo. Se non ci vedeva per due/tre giorni, veniva a cercarci. Mi raccontò che, durante il fascismo, soffrì anche la fame e un giorno si recò in un terreno, mangiando alcuni cachi acerbi: ebbe un mal di pancia per tre giorni”.

Tra le lacrime, Pietro Lista lo ricorda così: “per me – dice – la sua dipartita è un grandissimo dolore, se ne è andata una parte della mia vita. Era un uomo meraviglioso, lavorò tanto e guadagnò poco per la sua bontà verso i clienti. E’ stato anche un padre e un marito-modello”.

“Ci mancherà – aggiunge Vincenzo Liguori – per la sua umiltà, sincerità, lealtà. Noi artisti non smetteremo mai di ringraziarlo per le mostre che organizzava”.

“Ricordo con nostalgia – chiude Massimo Del Regno – le mostre di via Vanvitelli, che organizzò per 7 anni. Il suo desiderio era quello di promuovere, dopo la pandemia, una nuova edizione della mostra, da dedicare agli artisti che erano morti”.

Antonio De Pascale

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