SOCIETA'. Il bullismo, un fenomeno in crescita nelle scuole.

Il Prof .Emilio Esposito

Un problema sociale e attuale. Ne parla il Prof.Emilio Esposito.
 
 
 
 
 
Dott. Prof. Emilio Esposito
Il termine bullismo è la traduzione italiana dell’inglese (bullyn) ed è utilizzato per indicare un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona o dominarla. Il termine originario include sia i comportamenti del persecutore che quelli della vittima, ponendo al centro dell’ attenzione la relazione nel suo insieme.  Abbiamo il bullo aggressivo, il bullo ansioso, il bullo passivo, bulli temporanei.  Il bullo prova soddisfazione nel far soffrire fisicamente e psicologicamente il suo bersaglio umano, anche se mostra chiaramente il suo profondo disagio o addirittura dolore fisico e interiore. Il comportamento del bullo si protrae nel tempo ed anche per questa ragione porta la sua vittima a vivere l’ambiente scolastico come un luogo insicuro e ostile. In genere, il persecutore utilizza, come arma per farsi temere e quindi per rendere la vittima docile al comando, la sua maggiore o la sua forza fisica.  La vittima è un soggetto ipersensibile o che percepisce se stesso come vulnerabile e impotente di fronte al suo torturatore, subendone passivamente le sue angherie più efferate. Ha paura inoltre di raccontare quello che subisce perché teme ritorsioni e di non essere creduto; scivola così, giorno dopo giorno, nel buio della totale disistima  verso se stesso, incapace di tagliare i lacci psicologici della sottomissione che ha ormai interiorizzato. Quando un compagno di classe attacca fisicamente e ripetutamente nel tempo la vittima o la insulta pesantemente e reiteratamente, tanto da emarginarla, non possiamo certo credere che si tratti  della normale conflittualità tra coetanei.  Ma, in altri casi, il confine è meno palese : il bullo, infatti, per costruire il suo distruttivo passatempo, può utilizzare strategie meno teatrali, ma ugualmente efficaci, quali: rovinando oggetti o sottraendoli al perseguitato, diffondendo pettegolezzi o storie offensive su di lui, con il preciso scopo di tagliarlo fuori dal gruppo.  La scuola elementare e le medie sono il regno più fecondo per questo fenomeno. Da studi inglesi e norvegesi risulta, infatti, che il 60% degli studenti aggressori nell’età scolare, all’età di 24 anni è stato incarcerato almeno una volta, che gli adulti ex bulli, presentano un livello di criminalità 4 volte più alto dei loro coetanei; e, infine, che i bambini presi di mira e trasformati in giochi umani nell’ infanzia o nell’ adolescenza, covano una latente o manifesta depressione che degenera nel tempo, con conseguenze. Le vittime del bullismo presentano una scarsa autostima e soprattutto nutrono poca fiducia nelle proprie capacità fino a diventare ansiosi, timidi e chiusi in se stessi. Questo atteggiamento può attirare ulteriori maltrattamenti fino a rendere un adulto imprigionato nel ruolo di vittima a vita. I ragazzi complici dei  coetanei aggressori, possono manifestare le caratteristiche che sono comuni alle vittime. Anche solo chi è testimone del bullismo può rimanere coinvolto, sentendosi angosciato e in colpa, spaventato all’ idea di diventare la prossima vittima. Il bullismo quindi non è una normale e innocente marachella da bambini ma è dannoso e pericoloso per tutti quelli che vengono coinvolti.
Dott. prof. Esposito Emilio
FONTE, BIBLIOGRAFIA:
“Bullismo e adolescenza”, Carocci editore, Autori: Franco Marini e Cinzia Mameli

 

Antonio De Pascale

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