Pubblichiamo la I parte di un articolo dedicato all’influenza, male diffuso soprattutto d’inverno.
Sabato 24 novembre 2012
DOTT.CORRADO CASO, MEDICO DI FAMIGLIA E GIORNALISTA (nella foto)
L’INFLUENZA: una storia senza fine…
Si dice che dalla Pina, la Pinta e la Santa Maria, sbarcò un esercito di Conquistadores, guidati da Cristoforo Colombo, un ammiraglio che si riprometteva di raggiungere le Indie, ma che, perduto l’orientamento, si ritrovò in un continente sconosciuto: l’America. Per festeggiare l’avvenimento, i Conquistatori sterminarono le popolazione dell’America del sud e, non contenti dei risultati conseguiti, decisero di completare la mattanza, impollinando l’apparato respiratorio degli Indios con i virus dell’influenza. Per completezza, devo aggiungere che, non soltanto l’influenza, ma moltissime malattie infettive, sconosciute agli aborigeni di quel tempo, si diffusero come un dono di benvenuto, portando lutto e distruzione nel nuovo mondo. Un esempio tra i tanti: la popolazione messicana passò da 30.000.000 a circa 1.500.000 sopravvissuti. Vi chiederete, a questo punto, come mai l’influenza possa aver determinato un lutto di così vaste proporzioni. E’ necessaria una premessa: l’influenza è una malattia capace di grandi performance. I più maturi di noi ricordano i racconti delle grandi pandemie come la “Spagnola”, che sterminò la popolazione Europea. Nel caso di Cristoforo, non si trattò di una pandemia, ma di una normale influenza simile a quella che, ogni anno e da secoli, ospitiamo nelle nostre case, addirittura, nelle camere dell’intimità e che ci accompagna, in alcuni mesi dell’anno, nel nostro quotidiano, nascosta tra le pieghe delle mani che, spesso, non laviamo con assiduità e accuratezza, o che diffondiamo nell’aria con uno starnuto o uno sputo (ahimé!), lanciato sul marciapiedi della strada, come un filo di saliva ributtevole e contagioso. Per noi, di influenza si parla da tempi lontani, infatti, le sue radici affondano nel XVI secolo in Francia, dove fu battezzata “il mal del montone” e, successivamente, in Germania, dove divenne il “mal di pollo”. Oggi, riusciamo a prevenirla, con l’uso dei vaccini, e a contrastarne gli effetti, con l’ausilio di un sistema immunitario allenato nei secoli dalla ripetitività del fenomeno. Per dare un’ immagine semplice e, spero, efficace sulla funzione del sistema di difesa immunitario del nostro organismo, farò una similitudine, che ha il difetto della banalità e per palcoscenico un Ring. Potremmo paragonare il nostro sistema immunitario a un pugile palestrato che conosce, per averlo incontrato spesso sul Ring, caratteristiche e mosse segrete dell’avversario (l’influenza). Il pugile, per similitudine, è l’esercito di Cristoforo Colombo che traghettò, senza gravi danni, i virus dell’influenza nelle terre dove approdò. Al contrario, il sistema immunitario degli Indios, era paragonabile a una diversa tipologia di pugile: non allenato, senza cintura di protezione e guantoni ma, soprattutto, ignaro della forza e delle caratteristiche tecniche di un avversario a lui del tutto sconosciuto (l’influenza). Era un sistema labile, impreparato e facilmente aggredibile!. Per dovere di cronaca dovrei fare dei riferimenti a tante altre cose che accaddero intorno a quell’avvenimento del 1492. Per “par condicio”, gli scambi commerciali, culturali e di malattie… non furono a senso unico, perché gli indios, tra tante zanzare, parassitosi e pestilentiae, diedero il benservito a Colombo e ai suoi amici. Si dice, infatti, che qualche distratto, per un momento di piacere, non si accorse che, nel barattare specchietti, ciondoli e cannonate in cambio di oro, argento e pietre preziose, incollò nelle parti nascoste ( res pudenda) la sifilide, che, viaggiando da clandestina, giunse in Europa. La sifilide è malattia di rispetto, di quelle che fanno opinione su chi la contrae e che sarebbe diventata, nel tempo, la carta di identità di alcune donne dai facili costumi e di alcuni maschi traditori. Quando accadono certi fatti, tutti danno la responsabilità dell’ accaduto a un castigo di Dio. Altri, dichiarando la propria innocenza, guardano la terra del vicino: i romani, infatti, perseguitarono i Cristiani, colpevoli, a loro dire, dell’incendio di Roma, gli Ariani gli ebrei, il nord del mondo il sud, dopo averlo spolpato facendolo “nero”. Anche in quell’occasione, i Francesi si affrettarono a dare la paternità della malattia ai Napoletani, definendola “mal di Naple”, questi ultimi, ricordandosi che i Francesi erano passati in Italia con Carlo VIII, non in forma indolore o per una curiosità turistica, ma tra violenze e stupri, restituirono la pariglia, definendolo il “mal francioso”. Ho voluto fare questa premessa per dire che, ieri, le malattie infettive, come l’influenza, viaggiavano su tre navi o a dorso di mulo per chi se lo poteva permettere, oggi, il processo della globalizzazione se, da un lato, ha pianificato i confini e, attraverso sistemi di comunicazione ultraveloci, le distanze, gli spostamenti di merci, animali e uomini, ha anche, purtroppo, amplificato il rischio di epidemie e pandemie.
NEI PROSSIMI GIORNI, VERRA’ PUBBLICATA LA II PARTE DELL’ARTICOLO DEDICATO ALL’INFLUENZA, SEMPRE A CURA DEL DOTT.CORRADO CASO.