SALUTE E BENESSERE. L'INFLUENZA STAGIONALE, I CONSIGLI DEL DR.CORRADO CASO, MEDICO E GIORNALISTA, PER PREVENIRLA.

Ecco l’origine storica del male di stagione.
 
Martedì 31 dicembre 2013
DOTT.CORRADO CASO, MEDICO DI FAMIGLIA E GIORNALISTA (nella foto).

Si dice che, dalle navi “Nina”, “Pinta” e “Santa Maria”, sbarcò un esercito di sanguinari Conquistadores, guidati da Cristoforo Colombo, un Ammiraglio che si riprometteva di raggiungere le Indie, ma, perduto l’orientamento e non avendo prudentemente acquistato un navigatore satellitare,  si ritrovò in un continente sconosciuto: l’America. Per festeggiare l’avvenimento, i Conquistatori sterminarono le popolazioni dell’America del Sud e, non contenti dei risultati conseguiti, completarono la mattanza, impollinando l’apparato respiratorio degli Indios, con i virus dell’influenza. Per completezza, devo aggiungere che, non soltanto l’influenza, ma moltissime malattie infettive, sconosciute agli aborigeni di quel tempo, si diffusero come un dono di benvenuto, portando lutto e distruzione nel nuovo mondo. Un esempio tra i tanti: la popolazione messicana passò da 30.000.000 a circa 1.500.000 di sopravvissuti.

Vi chiederete, a questo punto, se non ci sia, in quanto detto, un pizzico (e non poco) di esagerazione,  e come mai l’influenza possa aver determinato un lutto di così vaste proporzioni.

Noi conviviamo non proprio come buoni amici con influenza dalla notte dei tempi. Le sue radici affondano nel XVI secolo, in Francia, dove fu battezzata il “Mal del montone” e, successivamente, in Germania, dove si trasformò nel “Mal di pollo”. E’ importante sottolineare che i virus influenzali sono dotati di un notevole trasformismo e di una particolare inclinazione verso  la carne rossa o bianca, secondo le annate e, favorita dalla globalizzazione, secondo la convenienza. I più maturi tra noi, ricordano le narrazioni delle grandi pandemie, come la “Spagnola”, che sterminò la popolazione Europea.  Ma, nel caso di Colombo, non si trattò di una pandemia, ma, con  molta probabilità, di una normale influenza simile a quelle che, ogni anno e da secoli, ospitiamo nelle nostre case, addirittura, nelle camere dell’intimità. I virus che la caratterizzano, si modificano di volta in volta, ma finiscono per rassomigliarsi. Diventano ospiti  abituali del nostro vivere quotidiano, abilmente nascosti, nei mesi invernali, tra le pieghe calde delle mani che, talvolta, non laviamo con assiduità e accuratezza, o nelle prime vie respiratorie. Molta parte della sua diffusività, dipende dalla mancata osservanza di semplici norme di convivenza civile. Oggi, riusciamo a prevenirla con l’uso dei vaccini e a contrastarne gli effetti con l’ausilio di un sistema immunitario allenato nei secoli dalla ripetitività del fenomeno. Per dare un’ immagine semplice e, spero, efficace sul ruolo del nostro sistema di difesa immunitario nei confronti dei virus influenzali, farò una similitudine che ha il difetto della banalità e per palcoscenico un ring. Il nostro, paragonabile a un pugile palestrato che conosce il suo avversario (l’influenza) per averlo incontrato spesso sul ring e averne saggiato  caratteristiche e mosse segrete. Il pugile, per similitudine, è l’esercito mercenario di Cristoforo Colombo, che traghettò, senza gravi danni personali, l’influenza nelle terre dove approdò.

Al contrario, il sistema immunitario degli Indios, era equiparabile a una diversa tipologia di pugile: non allenato, senza cintura di protezione e guantoni e con una foglia d’albero per calzoncini, ma, soprattutto, ignaro della forza e delle caratteristiche tecniche di un avversario a lui del tutto sconosciuto (l’influenza). Era, in poche parole, un sistema labile, impreparato e facilmente aggredibile!.

Per dovere di cronaca, dovrei fare dei riferimenti a tante altre cose che accaddero intorno a quell’avvenimento del 1492. Per “par condicio”, gli scambi  commerciali, culturali e di malattie, non furono… a senso unico, perché gli Indios, tra tante zanzare, parassitosi e pestilentiae, diedero il benservito a Colombo e ai suoi amici. Si dice, infatti, che, qualche distratto, per un momento di piacere, non si accorse che, nel barattare specchietti, ciondoli e cannonate in cambio di oro, argento e pietre preziose, incollò, nelle parti nascoste, la sifilide, che, viaggiando da clandestina, giunse in Europa.

Quando accadono certi fatti, tutti danno la responsabilità dell’ accaduto a un castigo di Dio. Altri, dichiarando la propria innocenza, guardano la terra del vicino: i romani, infatti, perseguitarono i Cristiani colpevoli, a loro dire, dell’incendio di Roma, gli Ariani gli Ebrei, il Nord del mondo con il Sud, dopo averlo letteralmente spolpato, facendolo “nero”. Anche in quell’occasione, i Francesi si affrettarono a dare la paternità della malattia ai Napoletani, definendola “Mal di Naple”. Questi ultimi, a loro volta, ricordandosi che i Francesi erano passati in Italia con Carlo VIII non per una curiosità turistica o in forma indolore, ma tra violenze e stupri, restituirono la pariglia, definendolo il “Mal Francioso”.

Ho voluto fare questa premessa per dire che, ieri, le malattie infettive come l’influenza, viaggiavano su tre navi o a dorso di mulo, per chi se lo poteva permettere, oggi, il processo della globalizzazione, se da un lato ha pianificato i confini e, attraverso sistemi di comunicazione ultraveloci, le distanze, gli spostamenti di merci, animali e uomini, ha anche, purtroppo, amplificato il rischio di epidemie e pandemie.

 L’INFLUENZA 2013-2014 

Molti ricorderanno che, qualche anno fa, era di scena “l’Influenza suina”, protagonisti i maiali, che, con i loro umori, terrorizzarono gli italiani, a loro volta, consapevoli che, di “porcellum”, si può, anche… morire .

Sui mezzi d’informazione e, più semplicemente, sui marciapiedi della mia cittadina, si recitò, in quel periodo, uno psicodramma, in uno scenario apocalittico. L’H1N1, con la sua falce di morte, era sull’uscio delle nostre case.Fortunatamente, nel suo percorso, si era ibridato con un pizzico di buon senso transalpino, che ne ridimensionò la portata, gli sgonfiò i muscoli, gli sfilò la falce e lo ridusse a una vera e propria “bufala” (per restare in tema di animali…) che, purtroppo, costò milioni in vaccini inutili e qualche nevrosi mentale di troppo. Se la storia è maestra di vita, cercherò di trarre  un insegnamento da quanto è accaduto negli anni passati, tracciando con voi un itinerario semplice, possibilmente realistico e non drogato, di ciò che ci aspetta affrontare quest’anno. L’influenza 2013-14 vede protagonisti un quartetto di virus già noti. Sono volti  conosciuti e poco diversi nelle caratteristiche da quelli dell’anno scorso. Una ripetitività che gioca a nostro favore. Infatti, abbiamo acquisito già un sistema immunitario “allenato” e resistente alla malattia influenzale. In termini statistici, gli esperti prevedono, a meno di sgradevoli sorprese, 4.000.000 di malati, 2.000.000 in meno dell’anno scorso.

In ordine di tempo, con i primi sbalzi di temperatura e umidità, prenderanno forza, anche quest’anno, una miriade di virus para-influenzali, una speciale avanguardia che impegnerà le nostre difese immunitarie, pianificando e favorendo l’arrivo e la diffusione dell’influenza, della quale è avvezza a copiare i sintomi. Tra baci e abbracci, nelle case surriscaldate e intorno alle tavole imbandite e nelle Chiese stracolme e festose, giungeranno i regali di babbo Natale. Sarà un fiume straripante di muchi, starnuti, tosse stizzosa eirrefrenabile.

E… tra un feroce mal di testa e un bruciore di gola, dolori muscolari e una grande spossatezza, apparirà la febbre, che raggiungerà temperature da ebollizioni (oltre 38 °C). Le nostre case avranno il calore della malattia e un andirivieni di tisane, cataplasmi, brodini caldi, miele, vino cotto e spremute. A rasserenare i più pessimisti, interviene la saggezza popolare, che dice: “l’influenza, se curata, dura 7 giorni, ma, allo stesso modo, se non viene curata, dura una settimana”. In poche parole, e in barba a iniziative, premiti e scongiuri, molti di noi si confronteranno con una malattia che farà, comunque, un suo percorso. Percorso che, per convenienza di esposizione, potremmo dividere in tre momenti, temporalmente, in rapida successione. In principio, fu il contagio, che vedrà i bambini, soprattutto se scolarizzati, forti induttori d’infezione. Seguirà la fase acuta, con sintomi debilitanti e intensi, ma, fortunatamente, di breve durata (3-4 giorni). Resta da smaltire un periodo delicato, che si chiamerà convalescenza, caratterizzato da spossatezza, mal di testa e costipazione delle prime vie respiratorie. L’influenza è una malattia a decorso benigno, ma con un suo temperamento, perciò “occhio alle complicanze”, soprattutto frequenti negli over 65 o in soggetti affetti da diabete, malattie immunitarie, cardiovascolari e respiratorie.

 “Non fate gli eroi e non siate superficiali!!! 

Sono importanti il riposo e la prudenza, evitando sbalzi di temperatura ambientale e stress psico-fisici, e rinforzando il sistema immunitario con una sana e corretta alimentazione.

Un argomento al centro di continue polemiche e interrogativi, è l’utilità  d’uso degli antibiotici. I virus non risentono dell’azione degli antibiotici. Il loro utilizzo, deve essere lasciato al giudizio del medico e in casi di complicazioni batteriche.

“ Prevenire è meglio che curare”. 

Il presidio più efficace per prevenire l’influenza, è il vaccino, che, per le caratteristiche di efficacia e tollerabilità, può essere praticato da tutte le persone che non abbiano controindicazioni legate a una eventuale compromissione del sistema immunitario o reazioni avverse ai suoi eccipienti. L’obiettivo che ci si prefigge con la vaccinazione, è di contenere i rischi e la diffusione dell’ influenza e di evitare il precipitare di una condizione patologica pre- esistente in soggetti a rischio. Una efficace prevenzione, che riesca a impegnare le diverse agenzie sanitarie e a coinvolgere una buona percentuale di individui, comporterà, anche, una riduzione dei costi sociali connessi alla morbosità, alla ospedalizzazione e alla mortalità.

Con l’influenza, non si deve avere un atteggiamento remissivo, perché ne approfitterebbe….E, allora, cercherò di condividere con voi una serie di misure igienico-sanitarie, per contenere la diffusione del contagio e della malattia:

E’ prudente evitare i luoghi affollati, e perché non usare la mascherina, se necessario?;

 Mantenere una adeguata distanza dalle persone con le quali si parla (almeno 1 metro), per evitare il contagio attraverso le goccioline di saliva che emettiamo dalla bocca;

 Starnutire e tossire nei fazzoletti di carta, da eliminare immediatamente in buste dell’immondizia, lavandosi subito dopo le mani; 

Evitare strette di mano, toccarsi occhi, naso e bocca, per non contagiarsi e diffondere il germe;

Lavarsi spesso le mani, con acqua tiepido-calda, usando, possibilmente, sapone  liquido. In mancanza d’acqua, usare gel alcolici e disinfettanti;

Arieggiare la casa e i locali chiusi, per evitare che, la mancata circolazione d’aria, aumenti la concentrazione di germi.

 

IN CASO DI CONTAGIO

Mettersi in contatto telefonicamente con il proprio medico;

Un solo familiare, preferibilmente, deve avere contatto con l’ammalato; 

Trattare asciugamani, posateria, bicchieri, indumenti, lenzuola, federe adoperate dal malato e lavarle a caldo;

Avere particolare attenzione verso le secrezioni che possono rappresentare una fonte di contagio;

Avere in casa il “Paracetamolo”, per contenere febbre e altri sintomi. Se la febbre persiste per più di 72 ore, è prudente mettersi in contatto con il proprio medico di famiglia, con la speranza di non trovarlo a letto con l’influenza.

Antonio De Pascale

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