ne parla la Dott.ssa Simona Novi, Psicologa e Psicoterapeuta.
DOTT.SSA SIMONA NOVI, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA
Cibo e stress
Perché quando siamo stressati tendiamo a trovare consolazione nel mangiare dolci, patatine, biscotti?
Perché nessuno prova mai a consolarsi con una pietanza salutare come un’insalata?
Esiste, dunque, un collegamento tra la quantità di stress che sperimentiamo e la quantità e la tipologia di cibo che assumiamo?
Cominciamo col dire, che il cibo non rappresenta soltanto la nostra fonte di nutrimento ciò che ci consente di recuperare energie e di soddisfare un fabbisogno calorico, ma si riveste anche di un significato “altro” legato al suo valore sociale e all’utilizzo strumentale che ne facciamo al fine di lenire emozioni che in altri modi non riusciremmo a gestire.
Stiamo cioè parlando di un fenomeno definito emotional eating, che corrisponde al ricorso al cibo in risposta alle proprie emozioni. Questo comportamento può attuarsi, ad esempio, col ricorso al “confort food” (cibo di conforto) o al “Junk food ” (cibo spazzatura).
Tali alimenti, che nel corso della nostra vita abbiamo imparato ad associare ad uno stato di benessere, innestano dei meccanismi di gratificazione, ed in particolare, imprimono il ricordo di quello stato di benessere che abbiamo sperimentato.
Tale memorizzazione ci induce alla reiterazione, in particolare, ogni qual volta ci sentiamo tristi, arrabbiati, inquieti, annoiati e nervosi.
Dal punto di vista psicologico, il ricorso all’assunzione di questa tipologia di pietanze ha la valenza di un premio, di una gratificazione alla quale ci abbandoniamo, per contrastare le emozioni negative che proviamo.
Da un punto di vista biochimico che cosa accade?
Alcuni studi dimostrano, come l’ingestione di alcune tipologie di pietanze come: carboidrati, biscotti, dolci, gelati, induca un abbassamento dei livelli dell’ormone collegato allo stress (cortisolo) e ad un aumento nella produzione di serotonina (neurotrasmettitore dal valore antidepressivo).
Come possiamo contrastare questi circoli viziosi disfunzionali?
La modalità funzionale per interrompere questi circuiti è sicuramente il ricorso al proprio empowerment, ossia alla scoperta e al potenziamento di sè stessi, delle proprie risorse e delle strategie di coping, di cui si dispone per far fronte allo stress.
In questo modo si agisce sia, migliorando la qualità di vita, sia in maniera preventiva, prevenendo l’insorgenza di comportamenti patologici, come la sindrome da alimentazione incontrollata o la night eating syndrome: una sindrome in cui le persone si alzano di notte e ingeriscono cibi ad alto contenuto calorico, ricco di grassi e carboidrati.
Dott.ssa Simona Novi, Psicologa- Psicoterapeuta
Email: simo.novi@libero.it