MERCATO S.SEVERINO. La Casa Editrice "Il Grappolo" di Antonio Corbisiero ripubblica il volume "Il soldato di lambessa".

Antonicelli e la moglie

Antonio Corbisiero

Il volume fu pubblicato per la prima volta nel 1956 da Franco Antonicelli, politico, scrittore, giornalista, che il regime fascista confinò ad Agropoli.
 
 
Martedì 23 agosto 2016
MERCATO S. SEVERINO. A settembre sarà in libreria, nella collana “Sommersi&Salvati” diretta da Antonio Corbisiero, della casa editrice di Mercato S. Severino “Il Grappolo edizioni”, Il soldato di lambessa, pubblicato nel 1956 da Franco Antonicelli, politico, scrittore, giornalista, che fu tra gli oltre cinquanta confinati politici e comuni deportati ad Agropoli tra il 1926 e il 1942. Antonicelli, nato a Voghera, che fu due volte senatore della Repubblica Italiana,  rimase confinato nella cittadina cilentana da luglio 1935 a marzo 1936. Letterato, studioso, saggista, giornalista e politico, fece parte dell’indimenticabile gruppo di giovani intellettuali torinesi che, a partire dagli anni ’20, fecero muro contro l’autoritarismo fascista e, pur se decimati da una spietata persecuzione,  rimasero tenacemente combattivi fino alla liquidazione del regime. Ad Agropoli trascorse un prigionia tranquilla, assuefacendosi  presto ai ritmi uniformi e semplici di un piccolo paese che non offriva emozioni e divagazioni se non quelle legate a una natura straordinariamente ricca di spiritualità e particolarmente ritemprante  per chi, come lui, doveva rimarginare ferite lancinanti e riprendersi dagli incubi del carcere, dei pedinamenti, delle perquisizioni e degli interrogatori che lo avevano sfinito, anche se non vinto. Scoprì presto, però, di essere circondato da una povertà inquietante, da ”pescatori e contadini da tre lire al giorno”, da bambini denutriti e dalla tubercolosi incombente. Non aveva mai conosciuto la miseria del sud e, sicuramente, la sua sensibilità ne fu colpita, facendolo sentire più vicino a un mondo così diverso da quello borghese cui era abituato. Sugli scogli accarezzati dal mare, il confinato si appassionò alla storia, ai canti e alle danze cilentane e scrisse racconti e poesie, disegnò scorci caratteristici e volti di  popolane e di vecchi, ascoltò e annotò versi di canti tradizionali. Nel suo “Autunno ad Agropoli”, che apre il libro scrisse: “In quel lontano paese, mai sentito nominare prima, ci andai dunque per obbligo; ci fui mandato quasi come in una prigione, e vi godetti, invece, lo dico con gratitudine, tutta la libertà che si può godere al mondo.” L’esilio  fu  reso meno opprimente dai nuovi interessi di cui l’Antonicelli si nutrì, vale a dire la fotografia, che praticò anche dopo come strumento di documentazione, il disegno, la ricerca dei canti e delle tradizioni locali, e la indagine sulla storia del Cilento. Ci fu anche la felicissima parentesi dell’improvviso  matrimonio, che sorprese tutti, con la dolce fidanzata Renata Germano,  figlia dell’agiato notaio della Fiat, celebrato il giorno di Santo Stefano nella millenaria chiesa della Madonna del Granato, sul monte di Capaccio Vecchia. Nel marzo del 1936 la pena da scontare fu interrotta per un condono nazionale e Antonicelli ritornò a Torino. Morì a Torino il 6 novembre 1974. La sua biblioteca, composta di oltre ventimila volumi, è stata donata alla Compagnia Portuale di Livorno, dove per la sua valorizzazione è sorta la Fondazione Franco Antonicelli. Nel 2010 è stato fondato il Parco Letterario a suo nome nella Villa di Sordevolo sotto gli auspici della figlia Patrizia.

Antonio De Pascale

Next Post

FISCIANO. Apprezzamenti unanimi per la festa in onore di S.Rocco.

Mer Ago 24 , 2016
I Cittadini e circa 15mila Persone hanno condiviso i momenti religiosi e lo splendido spettacolo piro-musicale.