Domenica 29 marzo 2020
Antonio De Pascale
Gli effetti del Coronavirus sull’economia mondiale e, in particolare, su quella italiana, sono stati studiati da un professionista salernitano, Gianni Moccia, originario di Bracigliano, laureato in Economia aziendale e responsabile, tra l’altro, del centro studi “Mondi sostenibili”.
L’analisi di Moccia è confluita in un e-book, “Speranze e timori in Economia ai tempi del Coronavirus”, scaricabile, gratuitamente, all’indirizzo http://www.lulu.com/spotlight/Giovanni_Moccia.
“Il libro – spiega Moccia – nasce sull’onda di ciò che potrebbe avvenire in campo economico a breve e medio/lungo termine, sia in Italia che nel mondo globalizzato a seguito della crisi prodotta dal Covid-19. Si propone una riflessione sulle questioni aperte dalla pandemia, su alcuni cambiamenti possibili per quanto riguarda i rapporti tra salute, economia e politica a livello mondiale”.
“I dati Ocse sulle aspettative di crescita per il 2020 – continua Moccia -, parlano chiaro. L’organizzazione mette in previsione due possibili scenari per il 2020. Nel primo, si ipotizza un graduale declino del contagio e della sfiducia economica a esso associato. Nel secondo, invece, si prospetta un “effetto domino“, con un contagio più generale. Nel primo caso, le previsioni della crescita mondiale passerebbero dal 2,9% previsto a novembre, a un più contenuto +2,4%, mentre, nel secondo, i blocchi al commercio, il calo della domanda interna ai Paesi più colpiti e il moltiplicatore sistemico, porterebbero la crescita a un più preoccupante +1,5%, meno della metà dei dati che erano attesi fino a settembre 2019”.
L’autore passa all’analisi della situazione italiana ed europea. “Per quel che riguarda l’Italia e l’Europa – prosegue Moccia – l’Ocse prevede un ridimensionamento della crescita anemica già preventivata. L’Eurozona dovrebbe crescere dello 0,8% contro l’1,1% inizialmente previsto, mentre per l’Italia si prevede una crescita zero per l’anno in corso e un modesto rimbalzo (+0,5%). Il Made in Italy scricchiola e perde energia. Ma c’è di più: se la situazione non si risolve entro l’anno, a fare maggiormente le spese di questo clima di emergenza, sono tre settori chiave: il manifatturiero tessile, i trasporti e il turismo. La flessione per l’intera economia, invece, va da un -1% a un -3%.”
“La stima – conclude Moccia – considera l’impatto diretto della diffusione del virus nelle regioni italiane, con effetti immediati e di più lunga durata, a seconda del settore considerato. Lombardia e Veneto, le due regioni dove maggiori sono stati i casi e più drastiche le misure di contenimento, contano, da sole, il 31% del Pil italiano. Aritmeticamente, una contrazione del 10% in sole queste due regioni, significa una diminuzione del 3% di quello dell’intero Paese”.