Ambiente. La banca mondiale dei semi agricoli

Ne parla Antonio De Crescenzo, Energy manager.
 
 
 
Sabato 29 settembre 2018
Antonio De Crescenzo
20.000 anni sotto la neve: Potrebbe sembrare un re-make del famosissimo romanzo “20.000 leghe sotto i mari”, in realtà è un progetto dei nostri giorni che mira a preservare ogni tipo di coltura per i posteri.
Vediamo un po’ di capirci qualcosa in più …
Si tratta di un progetto faraonico, destinato a garantire il nutrimento di centinaia di generazioni future: è lo Svalbard Global Seed Vault, una vera e propria banca mondiale del seme. Il progetto globale della banca dei semi (o banca del germoplasma) è stato promosso e finanziato nel 2008 dal governo norvegese e sostenuto dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il Global Seed Vault è costato al Governo norvegese 50 milioni di corone, circa 6,3 milioni di euro.
Le spese necessarie per raccogliere, spedire e conservare le sementi dai Paesi in via di sviluppo, sono sostenute dal Fondo mondiale per la diversità delle colture, organizzazione internazionale indipendente nata dalla collaborazione del Cgiar (Gruppo consultivo per la ricerca agricola internazionale) e della Fao.
E’ una vera e propria banca mondiale del seme, è un bunker, nascosto in mezzo ai ghiacciai delle isole Svalbard, in Norvegia, a circa mille chilometri dal Polo Nord. È una struttura semplice ma efficiente,  a 70 metri di profondità sono state ricavate in una vecchia miniera di carbone tre grosse stanze  collegate all’esterno da un tunnel di oltre 100 metri, sbarrato da quattro porte di sicurezza. Ogni stanza è circondata dal permafrost, strato di terreno permanentemente gelato che si trova a profondità non minori di qualche metro, nel sottosuolo in quella  zona, e che mantiene la temperatura costante a meno 4°. Basta perciò solo un piccolo compressore per farla scendere a meno 18° e garantire una più lunga conservazione. Una struttura ideata e costruita per garantire alle sementi di sopravvivere tanto in caso di conflitti mondiali che disastri naturali di enormi proporzioni. Grano, fagioli, riso, melanzane, patate, sorgo, barbabietola, lattuga, ci sono i semi di tutti i prodotti che si possono piantare, tutto ciò che si deve conservare per la biodiversità per evitare che vengano perduti per sempre.
Gli esperti sottolineano, infatti, che, a temperature così basse, i semi possono sopravvivere addirittura fino a 20.000 anni. Le quantità di semi conservate dovrebbero arrivare, a regime, a  più di quattro milioni di campioni, per un totale di circa due miliardi di semi.
Alle Svalbard non sono conservate piante che non si riproducono con semi né piante selvatiche.
Il  Global Seed Vault  è in pratica una cassetta di sicurezza per il mondo: non è  una banca dei semi, ma  il duplicato delle collezioni conservate nelle banche nazionali, che potrebbero essere danneggiate da guasti, guerre, disastri naturali.
In realtà, questo non è un progetto faraonico, ma semplicemente la risposta dell’umanità al cambiamento climatico: il riscaldamento globale è uno degli elementi che minacciano la biodiversità agricola e, oltre alle azioni tendenti alla mitigazione, occorre anche adattarsi ai suoi effetti.
L’altro nemico è rappresentato dalle monocolture, ovvero dai processi di selezione delle colture che tralasciano le varietà non utili agli scopi commerciali, ma che sono  fondamentali per selezionare varietà resistenti. La variabilità genetica è un fattore di straordinario valore per l’evoluzione.
In Norvegia ci sono centinaia di migliaia di semi blindati e conservati a 18 gradi sotto zero. In caso di catastrofe, non saranno le sole risorse per garantire la sopravvivenza: molte Nazioni hanno una “banca nazionale” per i semi o almeno una rete di istituti che provvedono alla conservazione dei semi, di solito nelle università e nei centri di ricerca. Nel mondo se ne contano circa 1.400 – quella italiana è a Bari. Molte, sopratutto nei Paesi in via di sviluppo, sono in pessime condizioni e rischiano di perdere il loro patrimonio genetico. Le banche hanno il compito di conservare le varietà di semi locali, e di farli di volta in volta germinare per mantenerli attivi
 

Questo è anche il caso dell’Italia, che ha banche dedicate quasi in ogni regione, nel 2012 una serie di problemi burocratici ha messo a rischio il patrimonio della Banca del Germoplasma di Bari. L’istituto, che conservava 84.000 campioni appartenenti a più di 60 generi e 600 specie di piante coltivate e specie selvatiche minacciate da “erosione genetica” o estinzione, ha avuto difficoltà a mantenere operative le celle frigorifere, con conseguenze ancora non accertate.
Abbiamo affidato alla Global Seed Vault, la banca mondiale dei semi tra i ghiacci delle isole Svalbard, buona parte della sicurezza alimentare mondiale, sigillando al suo interno 500 milioni di semi, tra i più rari e fondamentali del Pianeta.
Eppure, anche questo bunker inespugnabile ha dovuto piegarsi alle conseguenze del clima che cambia:  nel 2016 un’infiltrazione d’acqua è riuscita a penetrare nel tunnel di ingresso lungo 100 metri della struttura.
L’evento non ha raggiunto i campioni di semi, sigillati in buste a prova di umidità immagazzinati nel bunker alla fine della galleria, in una zona rialzata e protetta da due pompe studiate per rimuovere ogni possibile traccia d’acqua.
Quest’episodio fa riflettere:  la “cassaforte” è stato concepita in una località dove le rigide temperature le consentono di operare in condizioni di refrigerazione naturale, senza bisogno di grandi dispendi energetici. Inoltre la banca è pensata per funzionare anche senza la supervisione umana, per proteggere i semi proprio dagli effetti del  riscaldamento globale.
Eppure, il bunker considerato inviolabile, non è stato in grado di tutelarsi dagli effetti dei cambiamenti climatici e dall’aumento globale delle temperature. È stato, infatti, il caldo anomalo del 2016 ad aver provocato un’infiltrazione all’interno del deposito, per via della fusione del permafrost. I responsabili del bunker stanno ora provvedendo ad intervenire per scongiurare il ripetersi dell’evento: il tunnel sarà ulteriormente impermeabilizzato, e si stanno scavando nella montagna canali per far drenare l’acqua di scioglimento prima che possa raggiungere l’entrata.
Certo che, la lotta contro i cambiamenti climatici, non ammette errori di calcolo e, purtroppo, l’uomo non è una macchina perfetta, ma ha dalla sua l’innata dote della lotta per la sopravvivenza e questo è un grande vantaggio.

Antonio De Pascale

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