Ambiente, case e tecnologia: gli nzeb o passive house (casa passiva):

Antonio De Crescenzo

Bandiera Italia

Un argomento di strettissima attualità. Ecco la normativa europea e italiana in merito. Ne parla Antonio De Crescenzo, Energy manager e coordinatore del Paes (Piano di azione per l’energia sostenibile) attuato in 5 Comuni ubicati tra l’Irno e il Basso Agro-Nocerino.
 
 
Mercoledì 23 maggio 2018
Antonio De Crescenzo, Energy manager e coordinatore del Paes (Piano di azione per l’energia sostenibile) attuato in 5 Comuni ubicati tra l’Irno e il Basso Agro-Nocerino

nzeb o passive house (casa passiva)

Stiamo parlando degli edifici ad altissima prestazione energetica, che minimizzano i consumi legati al riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, illuminazione, produzione di acqua calda sanitaria, utilizzando energia da fonti rinnovabili, elementi passivi di riscaldamento e raffrescamento, sistemi di ombreggiamento e garantendo un’idonea qualità dell’aria interna e un’adeguata illuminazione naturale, in accordo con le caratteristiche architettoniche dell’edificio.
L’emanazione della direttiva 2010/31/UE (la nuova EPBD – Energy Performance Building Directive), ha  introdotto, all’ art. 9, il concetto di “energia quasi zero” per gli edifici di nuova costruzione, sia pubblici o di uso pubblico, che privati (edifici NZEB). La direttiva EPBD dispone che, a partire dal 31 dicembre 2020, tutte le nuove costruzioni dovranno essere edifici NZEB. Ma ciò che la direttiva non fornisce, è la definizione di cos’è un edificio NZEB, poiché tale termine deve essere identificato dai singoli Paesi membri.
Ogni Paese europeo, infatti, ha recepito la direttiva in base alle proprie specifiche esigenze. L’Italia si è mossa verso il recepimento di tali direttive, emanando diversi provvedimenti che hanno profondamente modificato la normativa in materia.
Il settore dell’edilizia ha un ruolo chiave per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica dell’UE: circa il 40% del consumo di energia e un terzo delle emissioni di CO2, sono, infatti, attribuibili al consumo degli edifici. L’adozione di Edifici a energia quasi zero in tutta l’UE, a partire dal 2020, porterà ad una sensibile riduzione di queste cifre. La maggior parte degli edifici in tutta Europa, non sono ancora stati riqualificati per migliorare la loro efficienza energetica; quindi, esiste un notevole potenziale di risparmio.
In Italia, la definizione di nZEB è fornita dal D. legge n. 63 del 2013, convertito nella legge n. 90 dello stesso anno. L’edificio a energia quasi zero, è definito come “edificio ad altissima prestazione energetica […]. Il fabbisogno energetico, molto basso o quasi nullo, è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ”.
Il D.M. 26 giugno 2015 ha, successivamente, precisato che, dal punto di vista tecnico, è considerato “edificio a energia quasi zero” ogni edificio, sia esso di nuova costruzione o esistente, che risponda ai seguenti requisiti tecnici:
parametri energetici e caratteristiche termiche inferiori a quelle minime vigenti; sono rispettati gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi di cui all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;
In sostanza, l’edificio nZEB minimizza l’incidenza e il costo di questi consumi, attraverso tecnologia, materiali e fonti rinnovabili:
riscaldamento (in inverno) raffrescamento (in estate) produzione di acqua calda sanitaria consumo di energia elettrica ventilazione per ricambio d’aria.
Gli Edifici a consumo energetico quasi zero consumano pochissima energia. La domanda residua viene, in gran parte, soddisfatta dall’energia prodotta da fonti rinnovabili in loco o nelle vicinanze. La disponibilità di energia da fonti rinnovabili non è illimitata e varia in base al luogo. Ad esempio, in città, la disponibilità di energia solare ed eolica è molto limitata. Un Edificio a energia quasi zero dovrebbe presentare un indice di consumo energetico (termico ed elettrico) inferiore ai 30 kWh/mq.
Lo Standard Passive House soddisfa, quindi, i requisiti della prestazione energetica in edilizia dell’UE in ogni aspetto, diventando, così, la base ideale per Edifici a energia quasi zero. Lo Standard Passive House è uno standard di performance energetica, che non si limita solo ad alcuni progetti di costruzione o ad edifici di tipo specifico. Ogni architetto esperto è in grado di progettare una Passive House, in linea con la propria creatività. Il calore che non viene disperso, non deve essere fornito con impianti attivi. Questo è il principio chiave dello Standard Passive House, che viene realizzato, principalmente, per mezzo di un involucro edilizio ben isolato. Fonti “passive” di energia, come il sole, attraverso le finestre o fonti di calore interne, sono sufficienti per riscaldare lo spazio interno. A questo si aggiunge un sistema di ventilazione che recupera il calore dall’aria estratta.
Una Passive House per il riscaldamento consuma circa il 90% di energia in meno di un edificio convenzionale e più del 75% in meno rispetto alla media dei nuovi edifici europei. Questo Standard rende così un contributo significativo per il risparmio energetico e la protezione del clima. Una Passive House è anche un investimento interessante per i proprietari: i costi aggiuntivi sostenuti in fase di realizzazione vengono ammortizzati dopo pochi anni grazie al risparmio energetico.
Le bollette per riscaldamento e raffreddamento saranno un decimo di quelle di un edificio “convenzionale”. Gli abitanti di una Passive House, dipenderanno meno dai futuri sviluppi del prezzo dell’energia
Ma quanti sono al momento gli nZEB in Italia?
Per stimare questo numero, l’Energy & Strategy Group del POLITECNICO di MILANO ha incrociato i dati delle certificazioni con i dati relativi agli Attestati di Prestazione Energetica (APE), rilasciati dalle varie regioni italiane (un nZEB può essere approssimato con un edificio che abbia un APE classificato in A+). Dall’incrocio di questi dati, risulta un numero di edifici nZEB, in Italia, compreso tra 650 e 850 unità, di cui il 93% appartenente alla categoria residenziale. La diffusione è, quindi, ancora molto bassa, probabilmente per i seguenti motivi:
Alti costi i costruzione: come sovraccosto medio per trasformare un edificio esistente in nZEB rispetto ad una ristrutturazione importante di primo livello si ha, per l’involucro, un incremento compreso tra il 4-5%, a seconda del tipo di edificio: 4,2% per un monofamiliare, 4,6% per un condominio e 5,3% per un ufficio; per gli impianti un sovraccosto compreso tra il 27-50%: 50,2% per un monofamiliare, 27,4% per un condominio e 14 % per un ufficio.
Mancanza di un’adeguata conoscenza  delle  tecnologie adottabili e degli strumenti di incentivazione.
L’efficentamento energetico dell’edilizia esistente e, in alcuni casi, delle nuove realizzazioni, viene promosso a livello nazionale con numerose forme incentivanti.
Le direttive europee e i recepimenti nazionali, prevedono che gli edifici della Pubblica Amministrazione (PA) debbano essere NZEB a partire dal 31 dicembre 2019. Questo apre le porte alla necessità, per la PA, di riqualificare gli edifici esistenti, oltre che di progettare in modo diverso i nuovi. Per una Pubblica Amministrazione, il primo passo per trasformare un edificio in un nZEB e ottenere i contributi al 65% dell’investimento previsti dal Conto Termico, è predisporre una Diagnosi Energetica, con cui si analizza lo stato di fatto e si prospettano gli interventi necessari. Nel Conto Termico, è prevista la copertura al 100% dei costi per la predisposizione della Diagnosi, fino ad un massimo di 13 mila €.
Antonio De Crescenzo, Energy manager e coordinatore del Paes (Piano di azione per l’energia sostenibile) attuato in 5 Comuni ubicati tra l’Irno e il Basso Agro-Nocerino

Antonio De Pascale

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