MERCATO S.SEVERINO. Ugo De Santis presenta il suo ultimo libro:

Da destra, Ugo De Santis ed Emilio Esposito

“Stagioni di Passioni 2 – Rapporto con le Istituzioni e il volontariato”, scritto insieme al Prof.Emilio Esposito. De Santis ne parla in una lunga intervista rilasciata al nostro giornale.
 
 
 
 
 
Lunedì 17 agosto 2015
MERCATO S.SEVERINO.Dal carcere duro, dove ha trascorso ben 18 anni di reclusione, a scrittore, operatore sociale e culturale. Protagonista del riscatto personale e sociale, è il sanseverinese Ugo De Santis, 51 anni, pronto a mandare in stampa il suo secondo libro, “Stagioni di passioni 2 – Rapporto con le Istituzioni e il volontariato”, scritto a quattro mani con l’amico e professore Emilio Esposito. Un lungo viaggio nel mondo del volontariato, partendo dagli anni ’70, con le esperienze giovanili vissute con il “Fronte della Gioventù”, con le associazioni “Ava”, “Soccorso amico”, “Obiettivo Castello”, con l’esperienza del periodo di leva militare, proseguito tra le mura dei carceri e poi, con la libertà riacquisita, nei centri terremotati dell’Emilia Romagna, con l’ “Osservatorio sul mondo giovanile”, quindi, in Albania e al porto di Salerno per accogliere gli emigrati. Lo abbiamo incontrato per una lunga intervista. Il volume è patrocinato anche dal comitato nazionale della Croce Rossa Italiana e dall’Ordine regionale dei giornalisti.
Ugo De Santis

Quali motivazioni l’hanno spinta a scrivere questo nuovo libro?
Essenzialmente l’esigenza, il desiderio di raccontare la mia lunga esperienza col mondo del volontariato. Fare volontariato sicuramente arricchisce non solo chi beneficia dell’assistenza ma anche chi opera come volontariato. Sicuramente, c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
Quali episodi racconta nel suo volume?
Parto dalla Mercato S.Severino degli anni ’70, quando militavo nel “Fronte della Gioventù”, movimento politico di Destra. Con un gruppo di amici, mi interessavo alle questioni locali e nazionali. Avevamo confronti anche con chi la pensava diversamente da noi, come l’ “Arci”, pur rimanendo sulle nostre posizioni. Seguirono le esperienze con le associazioni “Ava”, per l’assistenza agli anziani, con “Soccorso amico”, per l’assistenza sanitaria. Con “Obiettivo Castello”, insieme al compianto Gino Noia, ai professori Massimo Del Regno, Giuseppe Esposito e tanti altri, partecipavo alle prime campagne di scavo sul castello medievale dei Sanseverino. Era come fare un tuffo nel passato.
E poi arrivò il tremendo terremoto del 23 novembre 1980.
Fu un’esperienza terribile. Ricordo che fui impegnato nei soccorsi alla popolazione di Mercato S.Severino. Non dimentico mai quando aiutai una mamma con la figlia piccola, in preda allo schoc. L’ho incontrata quando sono uscito dal carcere, nel 2008, mi ha ringraziato ancora una volta. Credo che siano delle belle soddisfazioni. E ricordo l’impegno delle associazioni di allora, con la Croce Rossa Italiana che donò un prefabbricato all’ospedale di Curteri, che ha poi ospitato il centro per disabili “Juventus”, o il Lyon Club, che regalò alla nostra comunità il centro polifunzionale di via Paolo Borsellino, ancora in uso oggi.
Quindi, partì per il servizio militare di leva nell’esercito.
Fui assegnato al reparto dei paracadutisti, alla caserma “Vannucci” di Livorno, un centro operativo. Erano gli anni di piombo, delle Brigate Rosse e la mia caserma era sempre in allerta. In quel periodo, ho vissuto un’altra esperienza importante in Toscana, con l’emergenza dello straripamento del fiume Arno. Anche in quel caso, aiutammo la popolazione.
Poi, però, arriva la lunga detenzione in carcere. Com’era il Suo rapporto di quel periodo con i volontari?
Anche in quel contesto ho avuto rapporti col volontariato. In quel caso, ho ricevuto e prestato aiuto. Nel carcere il volontariato è stato lo strumento per relazionarmi con l’esterno, nei limiti della legge. E’ grazie al volontariato, in particolare quello del mondo francescano, che ho potuto avere rapporti epistolari con personalità dello Stato. Il volontariato, insomma, mi ha consentito di intrattenere rapporti con la società civile, nel limite del possibile. Inoltre, aiuta i reclusi sulla via del riscatto. Non dimenticherò mai che il mio avvocato, Michele Salvati, poi purtroppo deceduto 3 anni fa, fece da tramite con i frati francescani e che il sindaco, Giovanni Romano, mi consegnò, in comodato d’suo, un computer e una stampante, utili per studiare e scrivere. Ma, anche nei penitenziari, ho aiutato chi era nel bisogno.
Come?
Ero volontario a servizio di altri detenuti. Avendo studiato, io leggevo ad altri carcerati le carte del processo, scrivevo per loro le lettere. Ho conosciuto detenuti condannati per mafia, ‘ndrangheta, terrorismo islamico. Ho capito una cosa, però: spesso, i delinquenti diventano tali perché hanno poca cultura. Alcuni, però, si sono riscattati: entrati in carcere con la III elementare, ne sono usciti con la Laurea.
Com’è il rapporto tra volontariato e Istituzioni pubbliche?
Le Istituzioni hanno bisogno dei volontari, soprattutto oggi, per sopperire al taglio dei servizi. Ma il volontario deve essere sempre formato professionalmente ed eticamente, a partire dalle relazioni con i cittadini. Dagli anni ’70 a oggi, comunque, ho notato una crescita del mondo del volontariato e ciò non può che essere un bene.
C’è una differenza tra il volontariato cattolico e quello del mondo laico?
Credo di sì. Il mondo cattolico ha un metodo d’azione prestabilito, è più metodico. Quello del mondo laico lascia forse più libertà d’azione all’operatore.

Antonio De Pascale

Next Post

BARONISSI. Dal 20 al 24 agosto c'è la festa della birra artigianale.

Mar Ago 18 , 2015
Ecco il programma dell’evento, organizzato dall’Associazione “Il Punto”. Ingresso gratuito.