DA GIOVANE PRETE, CON LE STRADE INNEVATE, DONO’ LE SUE SCARPE AD UN POVERO, E TORNO’ A CASA A PIEDI NUDI. PREDICAVA IL VANGELO DALLA RADIO E DALLA TV “T.R.S. TELEIRNO”. IL SUO ORATORIO ERA PIENO DI GIOVANI. RINUNCIO’ ALL’INSEGNAMENTO, PER CONFORTARE E VISITARE ANZIANI ED AMMALATI. AMAVA RIPETERE: “SONO SOLO UN POVERO PRETE”. ERA CONSIDERATO IL “DON BOSCO” DI MERCATO S.SEVERINO. I DETTAGLI.
Mercoledì 3 ottobre 2012
PROF.ANTONIO LUISI, DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA AL LICEO CLASSICO “VIRGILIO” E DIACONO PRESSO LA PARROCCHIA “S.MARIA DELLE GRAZIE” DI MERCATO S.SEVERINO.
MERCATO S.SEVERINO.Il 6 ottobre di vent’anni fa, terminava il suo ministero sacerdotale l’indimenticato parroco Don Salvatore Guadagno (nella foto sopra). Il tempo è passato, ma non per coloro che hanno visto in questo sacerdote, un ponte tra il cielo e la terra, apprezzandone lo spessore umano e le virtù di uomo di Dio. Incontri, parole, gesti ed emozioni che hanno segnato per sempre una vita, quasi per magia resistono allo scorrere inesorabile delle ore e dei giorni. Ero ancora un ragazzino un po’ indifferente, tutto preso dagli idoli di questa età così difficile, ma di quel sacerdote me ne avevano parlato bene alcuni miei amici che frequentavano la parrocchia. Poi conobbi personalmente Don Salvatore, partecipando ad uno dei tanti incontri che riservava ai giovani del paese. L’impressione fu quella di trovarmi di fronte ad un prete totalmente diverso da quelli conosciuti nell’infanzia. Era un uomo che sapeva leggerti dentro e capace di tirare fuori il positivo che c’è in ogni persona. Ti dava tutta la sua fiducia nel momento in cui ti affidava anche il più semplice degli incarichi, in poche parole ti faceva sentire importante ed indispensabile. Questo suo modo di trattare le persone, qualche volta, lo esponeva a delusioni, ma alla lunga, si rivelava la carta vincente per avvicinare a Cristo grandi e piccini. Il meglio di sé Don Salvatore lo esprimeva nella direzione spirituale e nel sacramento della confessione. Ogni incontro non ti lasciava mai come prima, si ritornava a casa arricchiti e con la consapevolezza di aver sperimentato concretamente la presenza del Signore. E’ stato un prete in trincea, sempre presente sul territorio e a diposizione in qualunque momento della giornata. I bambini e i giovani erano la sua ragione di vita. Li curava e li seguiva con grande attenzione. I bambini avevano trovato in lui una persona che li prendeva sul serio, perché li poneva al centro della comunità, i giovani vedevano in lui un punto di riferimento, perciò gli aprivano il loro cuore confidandogli i loro sogni, i loro piccoli drammi e problemi di crescita che magari non confidavano nemmeno ai genitori. Non andava in ferie Don Salvatore, ricordo quelle conversazioni all’aria aperta nel periodo estivo, di mattina presto, appuntamento insieme ad altri giovani per lunghe passeggiate in montagna, che spesso diventavano lezioni di vita . Diceva che queste erano le sue vacanze ed era felice di poter passare con noi delle ore tra un aneddoto di storia locale e grandi problemi esistenziali. Nemmeno la malattia lo ha fermato, dal letto della sua sofferenza spesso le persone che lo visitavano, ricevevano conforto e preziosi consigli. La sua vita sacerdotale è conosciuta da tutti, negli anni ottanta c’è chi lo paragonò a don Bosco, qualche altro, riferendosi al suo impegno nel sociale e per i poveri, lo volle definire il don Riboldi della Valle dell’Irno. Personalmente, lo ricordo come un buon padre, che consumò la sua vita per i suoi figli, senza preferenze o interessi egoistici. Credo che lo stesso Don Salvatore con le parole “sono soltanto un povero prete”, ci abbia consegnato il senso di tutta la sua vita . Io aggiungerei soltanto, un prete di tutti e per tutti.