Una folla commossa dà l’estremo saluto a Iole De Marco e ai figli Donato e Franco Papa. Una nipote delle vittime legge, tra le lacrime, una lettera di S.Paolo, che Franco amava molto, tanto da incorniciarla nella sua stanza. Padre Leone: “la morte non è solo passione, ma un atto da compiere. La salvezza va perseguita attraverso le scelte quotidiane. Ma la morte è il compimento della vita. La nostra salvezza è raggiunta attraverso la morte e la resurrezione di Gesù”.
Antonio De Pascale
MERCATO S. SEVERINO. Duecento persone circa hanno tributato, nella mattinata del 4 gennaio, l’estremo saluto a Iole De Marco e ai figli Donato e Franco Papa, morti, lo scorso 27 dicembre, nel rogo della loro casa. Il rito religioso è stato celebrato nella chiesa di Sant’Antonio da padre Leone Esposito, padre Tarcisio Manta e monsignor Vincenzo Romano, già vicario generale della Diocesi di Salerno. Presenti i familiari delle vittime, tra cui Rosellina, sorella di Donato e Franco, il marito, amici della sfortunata famiglia, l’assessore comunale Giuseppe Albano, il sindaco, Antonio Somma, che, con un manifesto del Comune, ha proclamato il lutto cittadino. La giovane nipote delle vittime, Caterina, con la voce rotta dal pianto, ha letto il Salmo e una lettera di San Paolo ai Romani, una riflessione dell’Apostolo sulla morte vinta dal Cristo. Una lettera, come ha spiegato padre Leone nell’omelia, “molto amata da Franco, tanto che questi l’aveva incorniciata nella sua stanza”. “La morte – ha aggiunto padre Leone commentando il Vangelo – non è solo passione, ma un atto da compiere. La salvezza va perseguita attraverso le scelte quotidiane. Ma la morte è il compimento della vita. La nostra salvezza è raggiunta attraverso la morte e la resurrezione di Gesù. Franco, in questa chiesa, proclamava le letture in modo solenne, chiaro, preciso. La sua è una consegna di testimonianza e di fede. Vale la pena di vivere la vita nell’ottica cristiana”. “Tutta la nostra vita – ha concluso padre Leone – deve essere preghiera e ringraziamento al Signore, la cui presenza amorevole resta per sempre. Il teologo Pierre Teilhard De Chardin, diceva: non è sufficente che io muoia comunicando, insegnatemi a comunicare morendo”. Dopo le autopsie, proseguono le indagini per stabilire le cause della tragedia. Due le ipotesi: l’incidente domestico e l’omicidio-suicidio messo in atto da uno dei fratelli. (Nella foto sopra: le bare vengono portate in Chiesa. Clicca sull’immagine per ingrandirla)