Ne parla Antonio De Crescenzo, Energy Manager e Coordinatore del Paes nella Valle.
Lunedì 28 novembre 2016
ANTONIO DE CRESCENZO, ENERGY MANAGER E COORDINATORE DEL PAES NELLA VALLE
La COP22 ha chiuso i battenti, si sono spenti i riflettori delle ribalte mediatiche, siamo rimasti in pochi a voler ancora parlare di cosa è successo a Marrakesh (Sede del summit), ma proviamo a fare il punto su ciò che è successo.
E’ lecito porsi alcune domande su cosa si è ottenuto come accordi e su quali sono gli obiettivi comuni per i quali tutti si sono impegnati ad attivarsi nei prossimi anni.
La XXII Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici, raccoglieva la pesante eredità della COP21 di Parigi e, soprattutto, ha avuto il compito di procedere unendo e compattando gli sforzi di tutti i partecipanti.Il compito, di già non facile svolgimento, ha trovato ulteriori ostacoli lungo il suo cammino ancor prima di intraprenderlo; infatti, l’avvenuta elezione del candidato Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, è stata vissuta con molta apprensione fra i delegati presenti alla Conferenza poiché le affermazioni poco allineate del candidato eletto, erano ben note a tutti; inoltre, le continue pubblicazioni di calcoli e ricalcoli su quanto fosse sufficiente o meno contenere il surriscaldamento globale entro i 2°, hanno completato il mix su cui i delegati hanno dovuto lavorare senza perdere di vista gli obiettivi.
Sintetizzando, vediamo quali i compiti della COP22:
occorreva che gli Stati partecipanti confermassero la volontà di proseguire l’azione collettiva contro i cambiamenti climatici;
doveva essere individuato ed accettato un Work Programme per attivare quanto stabilito a Parigi l’anno scorso;
la finanza deve necessariamente accompagnare la sostenibilità e, proprio per questo, bisognava individuare fondi per l’adattamento e bisognava perfezionare ed accettare il meccanismo di partecipazione alla costituzione dei fondi da utilizzare per le progettualità ipotizzate.
Gli stati partecipanti alla Cop22 hanno manifestato una forte volontà nel non voler arretrare rispetto agli accordi sottoscritti a Parigi, più nel dettaglio: 48 dei 196 Paesi partecipanti, hanno annunciato l’impegno ad aggiornare i propri NDCs entro il 2020 ma soprattutto hanno fissato il target di raggiungimento del 100% di energia rinnovabile prima possibile.
Alcune delle nazioni partecipanti hanno presentato le strategie di decarbonizzazione per il 2050 (fra questi gli Stati Uniti si sono posti l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra dell’ 80% rispetto al 2005 ).
E’ stato indicato, nella COP24 del 2018, il termine entro cui dovranno essere presentati gli elementi per attivare gli accordi di Parigi – WORK PROGRAMME.
Il Green Climate Fund ha approvato lo stanziamento di 1,2 miliardi circa per la realizzazione di 27 progetti e programmi da erogare in 39 paesi. Questo risultato discreto evidenzia però come gli stati siano ancora restii a concedere risorse in cambio di un ritorno non quantificabile.
Le modalità operative e le fonti di finanziamento per il “Loss & Damage “ saranno individuati entro il 2019.
Per inciso, il Loss & Damage è il meccanismo che permetterà di valutare danni e perdite e compensare i Paesi più poveri e vulnerabili agli impatti ineludibili provocati dai cambiamenti climatici.
A proposito dell’elezione di Trump negli Stati Uniti, riteniamo utile riportare uno stralcio del discorso pronunciato dal segretario di stato John Kerry che ha confermato l’impegno degli Stati Uniti : “L’accordo di Parigi delinea la strada per il futuro, ma ancora non ci fornisce risultati, stiamo parlando di scelte che ancora abbiamo a disposizione. Siamo responsabili rispetto alla scienza, non rispetto alle teorie e certamente non agli slogan politici. Nessuno dovrebbe prendere decisioni sulla base di ideologie.
Alcune questioni appaiono diverse rispetto alla campagna elettorale, una volta che sei al governo. “
“I cambiamenti climatici sono un argomento importante non solo dal punto di vista ambientale ma anche per l’economia. Negli Stati Uniti le energie rinnovabili sono cresciute ad un ritmo insperato fino a pochi anni fa, nel 2015 il numero degli occupati del settore ha superato gli addetti dell’industria delle fossili. Impossibile bloccare un settore così fiorente.
Possiamo concludere affermando, senza dubbio, che la Conferenza di Marrakesh sarà ricordata come quella dell’assimilazione dell’accordo poiché gli accordi di Parigi sono entrati in vigore in meno di 1 anno, basti pensare che, per il Protocollo di Kyoto, ci sono voluti circa 8 anni.
Forse, proprio per questo motivo, non ci sono stati i tempi per prepararla adeguatamente dal punto di vista tecnico.
In ogni caso, la comunità mondiale prosegue il cammino intrapreso e raccoglie sempre indicazioni positive dalle conferenze.
“il cambiamento climatico è un fenomeno trasversale ed è quindi fondamentale sviluppare un network di conoscenze a partire dal locale per giungere poi al globale, motivo per cui è necessario che le prime azioni siano a capo della città “ (Nicholas Stern – autore Stern Review ).
Ulteriore indicazione raccolta, è certamente che il modo più corretto per raccogliere fondi è quello di promuovere energie rinnovabili ed efficienza energetica riducendo contemporaneamente i sussidi statali destinati ai combustibili fossili.
La sostenibilità del territorio viene sempre più spesso posta al centro delle politiche degli stati e la tecnologia da sola non sempre è in grado di rispondere ai problemi ambientali e sociali: ecco perché risulta indispensabile la condivisione di dati e ricerche per raggiungere, insieme, le soluzioni idonee per la difesa dell’ambiente.
ANTONIO DE CRESCENZO, ENERGY MANAGER E COORDINATORE DEL PAES NELLA VALLE