Ambiente. La Cop24, summit internazionale sul clima

Antonio De Crescenzo

Ne parla Antonio De Crescenzo, Energy manager.
 
 
Antonio De Crescenzo, Energy manager
A pochi mesi di distanza dagli incontri di Bangkok, i lavori della COP24 si sono svolti  nella cittadina polacca di Katowice dal 2 al 14 dicembre con un prolungamento di due giorni, quindi fino al 16, per permettere la stesura di un documento finale congiunto. L’obiettivo principale del negoziato era chiaro, bisognava  definire le regole di implementazione dell’Accordo di Parigi, il cosiddetto “Paris Rulebook” e sciogliere i nodi cruciali delle regole di trasparenza e della finanza climatica.
Il 2018 sarà ricordato come un anno-bivio per il nostro pianeta. Infatti, la capitale mineraria della Slesia ha ospitato la 24esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. I leader mondiali avevano in agenda l’approvazione di regole e procedure (il cosiddetto “Rulebook”) per rendere operativo l’Accordo di Parigi sul clima del 2015, entrato in vigore nel 2016 e, scoprendoci ottimisti, operativo dal 2020. I recenti negoziati intermedi svoltisi prima in Germania a maggio, poi tenutisi in settembre in Thailandia, a fronte di frizioni su alcuni temi-chiave (finanza climatica, misurazione dei progressi), avevano registrato ben pochi passi avanti. Il Rulebook, quindi, dovrà divenire il pilastro operativo dell’Accordo di Parigi a partire dall’entrata in vigore, ossia dal 2020. Dovrebbe garantire misure di trasparenza e comparabilità delle azioni climatiche poste in essere dai singoli stati. Inoltre, dovrebbe fornire elementi univoci di valutazione delle stesse azioni in vista dei previsti  controlli e monitoraggi del funzionamento dell’Accordo nei prossimi decenni, per raggiungere l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi, meglio 1,5, rispetto all’inizio del secolo.
Il 2018 è stato l’anno del cosiddetto Dialogo Talanoa. “Talanoa” è una parola tradizionalmente usata dalle popolazioni dell’Oceano Pacifico per indicare un processo inclusivo e trasparente. Durante l’anno, più di 90 eventi nazionali, regionali e internazionali, si sono registrati come affiliati al Dialogo Talanoa e hanno dato risalto a innovazioni e buone pratiche. L’ondata positiva di iniziative climatiche da parte della società civile, delle associazioni di città e del mondo delle imprese, tuttavia, non può distrarci dalla dura realtà di un pianeta ad emissioni ancora crescenti, nonostante le promesse del 2015. Gli impatti dei cambiamenti climatici, già oggi infliggono ai più poveri del mondo sofferenze e ingiustizie forse evitabili.
Già prima di mettere piede in Polonia per la COP24, alcuni grandi paesi hanno delineato le rispettive strategie e alleanze volte ad affrontare insieme il cambiamento climatico e a stabilire regole comuni  per l’implementazione dell’Accordo di Parigi. L’UE prosegue con l’obiettivo di coniugare crescita economica di qualità, sicurezza energetica e sostenibilità. Più recentemente, la Commissione ha presentato un documento strategico che illustra come azzerare, entro il 2050, le emissioni del continente. Questo documento sarà una guida per la Commissione che si formerà dopo le elezioni europee che si terranno a fine maggio 2019.
Nello scacchiere internazionale, sia Cina che  Canada hanno guadagnato la posizione di partner fondamentali dell’UE. Incontri di livello ministeriale tra questi tre attori hanno dimostrano serietà nell’implementare con parole e con fatti l’Accordo di Parigi. Lavorare con la Cina, che produce circa il 30% delle emissioni di gas serra globali, è fondamentale. Inoltre, è un partner strategico per fornire un modello positivo ai paesi emergenti, come India, Brasile e Russia, e ai paesi in via di sviluppo. Il Canada, da parte sua, è fondamentale per mantenere un dialogo con gli USA. Questo paese ha grandi riserve di carburanti fossili e, ogni decisione presa a livello nazionale, può avere un impatto sugli USA. Inoltre, il Canada è un contribuente netto alla finanza climatica.
L’Amministrazione Trump ha preso le distanze dall’Accordo di Parigi e, nonostante la notizia relativa alla rinuncia del Brasile ad ospitare la prossima sessione negoziale, i lavori sono andati avanti con zelo e i leader hanno ribadito l’urgenza di agire e trovare regole comuni di implementazione dell’Accordo di Parigi. Quest’anno, per la quarta volta, la presidenza è stata appannaggio della Polonia, che vorrebbe presentarsi come un paese modello per la transizione energetica. Il passaggio del testimone ha  assunto quindi un significato molto forte e simbolico: dalle Fiji, un paese minacciato nella sua stessa esistenza dai cambiamenti climatici, alla Polonia, un paese che  si sente minacciato nel proprio sviluppo dalla transizione energetica necessaria a sconfiggere questi cambiamenti.
La Banca Mondiale si è detta pronta a investire 200 miliardi di dollari per la mitigazione e l’adattamento nei paesi più poveri, sottolineando come l’adattamento sia al momento sotto finanziato e sia quindi necessario proteggere i paesi più vulnerabili e colpiti. Le discussioni di questi giorni hanno riguardato le ormai note trattative sui contributi determinati a livello nazionale per la mitigazione (NDCs) e le modalità di comunicazione delle misure di adattamento, su cui emergono divergenze tra i paesi che spingono per uno standard quanto più omogeneo e i paesi che vogliono che le richieste siano adattate alle diverse possibilità tecniche ed economiche dei paesi.
Il tema della trasparenza tocca, in maniera trasversale, anche il nodo della finanza climatica, poiché  include anche il supporto internazionale dato e ricevuto ai vari paesi per le azioni di mitigazione e adattamento.
Tra i vari temi discussi ai negoziati, si è fatto spazio il tema dell’acqua, un elemento importantissimo, sempre più scarso, a causa del cambiamento climatico e sempre più indispensabile quando si parla di mitigazione e adattamento.
Il successo delle strategie di mitigazione dipende dai loro effetti sulla natura, ma l’ambiente è un sistema complesso in cui ogni parametro è strettamente legato agli altri e ogni azione deve essere pensata in base ai diversi impatti ambientali e sociali.
Alla COP24 si è posta l’attenzione su come, una cooperazione tra più attori, sia ormai essenziale per la buona riuscita della pianificazione della mitigazione. Nella condizione di scarsità d’acqua che si presenterà, sarà essenziale una collaborazione tra chi ne avrà bisogno per l’agricoltura, l’allevamento o la pesca, chi per la produzione di energia elettrica e chi la utilizzerà nelle città, perché la gestione delle risorse idriche in un campo avrà inevitabili conseguenze sulla gestione negli altri ambiti.
Strettamente collegato a questo tema, è il corretto uso del suolo, aumentando la superficie permeabile delle città, ricostruendo gli ecosistemi distrutti e le foreste, limitando gli sprechi d’acqua.
Durante la giornata dell’educazione dalla COP24 – 13 dicembre,  il ministro dell’ambiente Costa ha deciso di mandare un segnale importante di attenzione e azione verso la questione dei cambiamenti climatici, firmando e annunciando la candidatura dell’Italia come paese ospitante della COP26.
L’annuncio è avvenuto durante un importante evento sull’educazione climatica organizzato nell’ambito di ACE (Action for Climate Empowerment), ed è stato accompagnato dalla proposta di istituire una Children COP, una conferenza sui cambiamenti climatici dove a partecipare sarebbero le fasce più giovani delle nazioni di tutto il mondo.
La conferenza è durata fino al 16 dicembre: ben 2 giorni in più per il raggiungimento del Rulebook rinominato Katowice Climate Package: ma è stato un successo? Lo è stato se guardiamo come le negoziazioni si sono svolte nelle ultime due settimane: lo stallo politico e tecnico che si è presentato su varie tematiche ha realmente fatto temere, in certi momenti, che un accordo non si sarebbe raggiunto, comportando un fallimento dell’assetto costruito dall’Accordo di Parigi e quindi un crollo del tentativo di far funzionare il multilateralismo tra stati. La pressione presente da alcuni gruppi di Stati, come l’Unione Europea e i paesi in via di sviluppo più vulnerabili, ha invece indirizzato verso il raggiungimento di un accordo finale. Inoltre, la Presidenza polacca, per aiutare il processo di facilitazione, ha coinvolto negli ultimi giorni di negoziazione ministri di vari paesi per aiutare a trovare un accordo sui temi più sensibili. È stato inoltre fondamentale il ruolo della Cina, che, insieme all’Unione Europea, è stata capace di trovare il consenso del proprio blocco negoziale.
Ci sono stati passi avanti su alcuni temi spinosi che nel Rulebook sono stati raggiunti. Il primo di questi temi riguarda la finanza climatica.E’ stato riconfermato l’impegno a favore del raggiungimento dei 100 miliardi all’anno accordati nell’Accordo di Parigi. Si è stabilito che i paesi sviluppati dovrebbero comunicare ogni due anni la disponibilità di fondi che mettono a disposizione dei paesi in via di sviluppo, così da garantire la prevedibilità della disponibilità finanziare per questi paesi.
L’ altro tema riguarda la trasparenza. Nel testo finale, è stato delineato un framework che considera regole comuni per tutti gli Stati, ma flessibili: se un paese in via di sviluppo non pensa di riuscire a raggiungere gli standard richiesti, lo potrà dichiarare e chiedere un sostegno per aumentare le sue capacità tecniche in quella direzione.
La problematica dell’ inclusione del Rapporto dell’IPCC sulle conseguenze di un innalzamento della temperatura sopra l’1.5°C,  ha visto raggiungere un compromesso soddisfacente:  il testo del Rulebook  richiede agli specialisti del SBSTA, Organo Sussisidiario di Consulenza Scientifica e Tecnologica, di riconsiderare il rapporto durante la loro prossima sessione negoziale prevista per giugno 2019.
Ritengo che il testo nel suo complesso, pur con delle note positive, sia da consideraersi deludente rispetto alle aspettative: il Paris Rulebook avrebbe dovuto includere un sistema di incentivi alle Parti per portare a un aumento delle loro ambizioni riguardo i Contributi Nazionali Volontari (NDCs), cosa che non e’ avvenuta. I contributi finora presentati, non riusciranno a soddisfare l’obiettivo generale dell’Accordo di Parigi, portando a un aumento del riscaldamento globale al di sopra dei 3° C.Inoltre, alcuni principi che erano stati raggiunti all’interno dell’Accordo di Parigi, sono stati ridimensionati o posti in secondo piano. Nel testo approvato a Katowice, infatti, non sono presenti né riferimenti ai diritti umani, né riferimenti all’equità intergenerazionale o ai giovani.
Infine, un’altra tematica su cui non è stato possibile trovare un accordo, ha riguardato i meccanismi di mercato per limitare le emissioni, la cui regolamentazione dovrebbe rientrare all’interno dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. La discussione sul tema è stata rimandata alla prossima Conferenza delle Parti, dato che ogni proposta di rendicontazione per assicurare l’assenza di addizionalità delle emissioni e di doppio conteggio, è stata rifiutata dal Brasile. Senza queste regole, però, il meccanismo rischierebbe di andare a minare l’integrità ambientale tutelata dall’Accordo di Parigi.
In generale, quindi, la Conferenza delle Parti di Katowice, ha prodotto un accordo che comprende sia aspetti positivi che negativi. Nonostante  non sia del tutto soddisfacente, si può comunque essere contenti che non si sia decretato il fallimento della struttura delineata dall’Accordo di Parigi. Molte questioni rimangono però aperte.
Ogni anno finisce la COP e i pensieri si confondono, successo o fallimento? C’è euforia: hanno approvato un testo, hanno trovato le regole per implementare l’Accordo di Parigi, si sbloccano altri fondi. C’è delusione: ci vorrebbe più ambizione, ci vorrebbe più velocità.
C’è una sfida, il cambiamento climatico, che avanza e ci costringe a fare i conti con eventi naturali sempre più forti e sempre più frequenti, che ci costringe a pensare a un’economia differente, forse circolare. C’è un’altra sfida, la difficoltà di negoziare tra stati che si pronunciano leader convinti di una transizione climatica necessaria e di grandi ambizioni, mentre altri ancora si oppongono, pensando di poter nascondere o rinviare il problema.
Non so quale sia la vera COP: forse, tutto questo, ma una frase di uno dei delegati rappresenta il senso della COP: .
“Nessun muro e nessuna quantità di denaro può salvare dal cambiamento climatico (..) provate a contare i vostri soldi mentre trattenete il fiato (per non respirare l’inquinamento a cui avete contribuito)” (M. Bachelet, COP24, Katowice, 12/12/2018)
BOLLETTINO ICN CAMBIAMENTI CLIMATICI CAMBIAMENTO CLIMATICO CLIMA COP24
FONTE BOLLETTINI ITN – ITALIAN CLIMATE NETWORK

Antonio De Pascale

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