Ne parla Antonio De Crescenzo, Energy Manager e Coordinatore del “Paes nella Valle”.
Lunedì 4 maggio 2015
ANTONIO DE CRESCENZO, ENERGY MANAGER E COORDINATORE DEL “PAES NELLA VALLE”.
Proposta per la prima volta nel giugno 1990, durante il Consiglio europeo di Dublino, dall’allora Primo Ministro olandese Lubbers, la Carta europea dell’Energia, un accordo politico legalmente non vincolante sulla cooperazione est-ovest in materia energetica, fu inizialmente concepita come uno strumento per approfondire le relazioni complementari esistenti in materia energetica tra l’URSS, i paesi dell’Europa centrale ed orientale e l’Occidente.
Dopo tre anni di negoziati, nel dicembre del 1994, la Carta europea dell’Energia si è trasformata in Trattato sulla Carta dell’Energia, legalmente vincolante, che da allora è stato firmato da 49 Stati e dalle Comunità europee.
Il Trattato sulla Carta dell’Energia è il primo accordo economico che unisce tutte le repubbliche dell’ex Unione Sovietica, i Paesi dell’Europa centrale e orientale, gli Stati membri delle Comunità Europee, gli altri Stati europei membri dell’OCSE, il Giappone e l’Australia. La sua funzione principale è quella di istituire e contribuire a migliorare il quadro legale della cooperazione in campo energetico invocato dalla Carta europea dell’Energia.
L’ECT rappresenta:
– il primo accordo multilaterale vincolante in materia di protezione degli investimenti
– il primo accordo multilaterale che contempla nello stesso tempo la protezione degli investimenti e il commercio
– la prima applicazione delle regole di transito alle reti energetiche
– il primo trattato multilaterale che adotta come regola generale la composizione obbligatoria delle vertenze internazionali.
I negoziati ECT si sono svolti in un momento in cui 15 partecipanti, tutti nuovi Stati indipendenti dell’ex Unione Sovietica, dovevano ancora:
– creare un sistema normativo coerente con la loro nuova costituzione
– elaborare regole consensuali e trattati per il loro commercio fortemente integrato e governato sino ad allora da regole proprie di un’economia pianificata a livello centrale.
– fondare e assimilare la struttura del diritto contrattuale, le regole della proprietà e i metodi di contabilità, che costituiscono la struttura portante dell’economia di mercato e che tanto sviluppo hanno conosciuto nei paesi non toccati dalla Rivoluzione russa dell’Ottobre 1917.
OBIETTIVI
Nel concetto originario della Carta europea dell’Energia erano contenuti i seguenti obiettivi:
– costruire una comunità dell’energia che unisse i Paesi divisi fino a ieri dalla cortina di ferro e che si basasse sulla complementarità tra mercati, capitale e tecnologia occidentale e risorse naturali dell’est;
– arrestare il declino dell’economia dell’ex Unione Sovietica, attirando capitali esteri grazie alla riduzione dei rischi politici;
– rafforzare la sicurezza attraverso la stretta cooperazione in un settore economico chiave.
Dopo lo scioglimento dell’URSS è aumentata l’importanza dei seguenti obiettivi:
– fissare le regole del libero mercato dell’energia;
– creare la base di una normativa che agevoli, in particolare, l’attività delle società più piccole, che non possono negoziare accordi individuali con i governi;
– porre le basi delle nuove relazioni contrattuali e commerciali per sostituire il vecchio sistema crollato.
L’ECT non cerca di dettare il contenuto delle politiche energetiche nazionali, né costituisce un nuovo strumento finanziario internazionale. Esso non impone né privatizzazioni, né pari opportunità per i terzi.
Riafferma, invece, la sovranità nazionale sulle risorse energetiche, in conformità e secondo le disposizioni di legge internazionali, e riconosce esplicitamente il diritto dei governi nazionali di determinare il territorio da sfruttare, le politiche di sfruttamento economico e di costituzione di riserve, la relativa tassazione, il diritto di partecipare all’esplorazione e alla produzione.
ANTONIO DE CRESCENZO, ENERGY MANAGER E COORDINATORE DEL “PAES NELLA VALLE”.