AMBIENTE. COP23 a Bonn: un ponte verso nuovi impegni per ridurre le emissioni di Co2.

Antonio De Crescenzo

Ne parla Antonio De Crescenzo, Energy Manager e coordinatore del Paes nella Valle.
 
 
 
 
 
Domenica 29 ottobre 2017
Antonio De Crescenzo, Energy Manager e coordinatore del Paes nella Valle
Dal 6 al 17 novembre, a Bonn, in Germania, si svolgerà la 23esima Conferenza delle Parti sotto la presidenza delle Isole Fiji.
Le Isole Fiji sono tra le nazioni più esposte al mondo per le conseguenze dei Cambiamenti Climatici e, quindi, potremmo dire che, affidare loro la presidenza di questa cop23, è un atto dovuto.
Questa Conferenza dovrà essere un ponte tra i lavori della 22, tenutasi a Marrakech, e quelli della 24, che avrà come sede la Polonia.
L’anno prossimo, in Polonia, a tutti i governi del mondo, verrà chiesto di rivedere gli Indc (Intended nationally determined contributions ), ovvero quelle che sono le promesse di riduzione delle emissioni di gas serra.
Gli impegni sono stati depositati prima della Cop21, ma non sono sufficienti.
Gli accordi di Parigi prevedono che ci si dovrà adoperare per mantenere l’aumento della temperatura media globale sulla superficie terrestre entro i 2°c rispetto a quella dell’era pre-industriale. In effetti, le proiezioni basate sugli accordi di Parigi e sugli Indc,  rilevano un modello con un aumento delle temperature comprese tra 2,7 e 3,2 °c.
Gli accordi di Parigi presentano alcune criticità poiché gli impegni delle nazioni sono volontari, non sono previste sanzioni per eventuali mancati raggiungimenti degli indc e, infine, la somma di tutti gli impegni non è sufficiente a mantenere l’innalzamento della temperatura media al di sotto dei 2°c.
A tutto ciò si è aggiunta l’elezione a Presidente degli USA di Trump, che sta cercando di rilanciare la filiera del carbone e delle fossili, invertendo la rotta sulle rinnovabili.
Gli accordi Cina/USA portati avanti dall’amministrazione Obama, avrebbero comportato, nei prossimi 15 anni, perdite per 3.900 miliardi di dollari per le aziende del settore petrolio e carbone.
Il venir meno del secondo paese al mondo per emissioni, corrisponde anche al venir meno di risorse economiche messe a disposizione per le rinnovabili, ma questa situazione sta facendo diventare la posizione della Cina insostituibile per gli obiettivi di riduzione del riscaldamento globale.
In Cina, il consumo di carbone, si è ridotto sia nel 2014 che nel 2015 : è evidente il disaccoppiamento tra aumento del Pil ed aumento delle emissioni di Co2.
Per alcune nazioni è in gioco la sopravvivenza , la sostenibilità influisce sull’economia mondiale, non a caso crescono  i “govern bond “, ovvero le obbligazioni verdi.
La Francia lancerà obbligazioni verdi sovrane per sostenere il suo piano di transizione energetica; KLP, il più grande fondo pensionistico norvegese – circa 73 miliardi di dollari – sta aumentando il disinvestimento dal fossile. Ha annunciato che abbandonerà circa 3000 aziende del comparto energetico, tra cui tutte quelle che estraggono carbone o che producono energia elettrica con centrali a carbone.
Le aspettative riposte nella COP23 non potranno essere deluse poiché  le nazioni sono ormai di fronte all’ultima prova disponibile per dimostrare lungimiranza e determinazione nell’affrontare il surriscaldamento globale.
 

Antonio De Pascale

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