Il Vangelo di domenica 8/4/2018. Il commento del Prof. Antonio Luisi

Prof. Antonio Luisi, Docente di religione cattolica al Liceo classico “Virgilio” e Diacono presso la Parrocchia “S. Maria delle Grazie” di Mercato S. Severino
 
 
II Domenica di Pasqua (Gv  20,19-31)
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».  Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.  Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».  Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».  Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.  Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
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Il commento del Prof. Antonio Luisi:
Apriamo il nostro cuore alla vera vita
Questa domenica celebriamo il mistero della vita di Cristo risorto e il Vangelo ci consegna anche  una lezione sublime sulla fede ,  mettendo a nudo il dubbio, l’incertezza e la paura che si celano nel cuore di ogni uomo . Il racconto mette al centro della scena l’apostolo Tommaso, assente durante l’apparizione di Gesù, nella sera di pasqua. Il suo orgoglio lo aveva portato a chiedere, come fanno in tanti anche oggi, un segno, un’assicurazione, per poter credere. La fede non ha origine dai segni o dalla razionalità, anche se essa non è un atto cieco, passionale e folle, ma richiede un abbandono all’azione e alla parola di Dio che sentiamo, ascoltiamo e decidiamo liberamente d’accogliere. Occorre dunque invocare un equilibrio che da un lato, ci liberi  da una religiosità legata troppo a  miracoli e apparizioni varie, dall’altro dal pericolo di percepire la fede come un vagare nell’oscurità del mistero. “Stendi la tua mano”: Gesù ci fa sempre questo invito, chiede sempre di aprirci, di aprire la nostra mano e toccarlo, ci chiede cioè di avere fede, di aprire il nostro cuore alla sua parola, perché solo Lui ha il potere di cambiare la nostra vita, solo Lui ha il potere di trasformare la nostre paure e le nostre incertezze in gioia e pienezza di vita.
Prof. Antonio Luisi, Docente di religione cattolica al Liceo classico “Virgilio” e Diacono presso la Parrocchia “S. Maria delle Grazie” di Mercato S. Severino

Antonio De Pascale

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